E’ stato il mezzo di trasporto preferito da generazioni di adolescenti. Il “Cinquantino” torna di moda con una vasta offerta.
Oggi possedere il motorino è più una questione di necessità che altro. A fronte di zone completamente abbandonate dai mezzi pubblici, spesso, e questo vale per i più giovani, rimane l’unica soluzione per recarsi a scuola se non si può essere accompagnati da qualcuno. Un tempo, invece, possederlo era una sorta di status symbol. Qualcosa da sfoggiare per far invidia agli amichetti.
I ciclomotori hanno vissuto il loro momento di apice negli anni ’80, in particolare nel primo anno della decade, quando ne vennero venduti oltre 800mila. Nel 1998, quando ancora il commercio era abbastanza florido si era ancora sopra la soglia dei 600mila. Oggi invece non si va oltre i 20mila. Se non un crollo, poco ci manca.
In Italia i “Cinquantini” sono stati realizzati da tutti i più importanti marchi, da Aprilia a Gilera, da Garelli a Malaguti, interessati a suscitare interesse nei ragazzini, per incentivarli all’acquisto, una volta raggiunta la maggiore età di moto più impegnative sotto il profilo della cilindrata, della performance, non più limitata a 45 km/h, e del prezzo.
Ma quali sono i modelli che più sono rimasti nel cuore dei 50/60enni di oggi e degli allora teenager? Qui di seguito ne vedremo alcuni.
I “Cinquantini” più famosi, ecco quelli mai dimenticati
Partiamo dall’Aprilia ET 50. Per comprarlo ci volevano 1.850.000 lire. Tra le sue caratteristiche i freni a tamburo. Nel 1989 verrà poi sostituito dall’RX, fino al 2005 dotato di motore a tre marce. Il propulsore inizialmente era Minarelli, mentre in seguito verrà adottato il Piaggio.
Grazie ad un serbatoio da 18 litri di capienza il Tuareg della Casa di Noale si distingueva per un’autonomia di 700 km. Al principio con freni a tamburo e raffreddamento ad aria, nell’evoluzione passerà a quelli a due dischi e a liquido per il cooling.
Senza spostarci dal Veneto non si può non citare l’AFI. Realizzata fino al 1992 presentava una ruota anteriore da 16 pollici e la livrea a marchio Chesterfield, come sulla versione racing utilizzata da Max Biaggi nel motomondiale. Il propulsore era raffreddato a liquido. Nella variante più accessoriata montava il freno a disco al posteriore e poteva essere avviata elettricamente e non a pedale.
La particolarità della Malaguti RST 50 stava nell’estetica, nello specifico spiccava il fato rettangolare, poi archiviato a favore di un doppio faro tondo inserito nella carenatura. Il parafango anteriore aveva funzione aerodinamica. Lo chassis, invece, era formato da tubi quadri d’acciaio. Le ruote erano da 16 pollici e l’unità motrice Morini.
La Gilera 50 Rally già dal nome si capisce che era costruita per consentire anche ai ragazzini di provare l’ebbrezza dello sterrato. Dalla colorazione rossa e una velocità massima di 40 km/h, era fornita di monoammortizzatore a progressività variabile.
Chiudiamo sempre con l’azienda di Pontedera, proponendo un motociclo da cruiser. Stiamo parlando della Eaglet. A dispetto della sua categoria era molto voluminosa. I dettagli e le carenature la rendevano molto visibile. In particolare spiccava il manubrio alto in stile Harley-Davidson.