Lontane dalla tecnologia attuale e dal sibilo dell’elettrico, le moto anni ’80 fanno ancora sognare. Ecco quelle passate alla storia.
Gli anni ’80 sono stati un periodo molto importante per il mondo delle due ruote. Uno di quei classici momenti spartiacque che cambiano tutto. Proprio per questo carattere rivoluzionario, la decade verrà omaggiata in occasione del prossimo EICMA, il salone del motociclo con base a Rho Fiera, Milano, in programma dal 9 al 12 novembre, con diverse citazioni sui nuovi modelli.
Tra le novità introdotte in quel periodo citiamo il sistema di raffreddamento a liquido, i telai in alluminio, le travi laterali per lo chassis e il monoammortizzatore inserito nel forcellone posteriore. Dal punto di vista dell’impostazione, invece fanno la loro apparizione le carenature con cupolino esteso fino a metà veicolo.
Moto indimenticabili, i modelli che tutti volevano avere
Tra le più iconiche dell’epoca non si può non nominare la Kawasaki GPz 900 R del 1984. Prima quattro cilindri del marchio ad utilizzare il raffreddamento a liquido, aveva un propulsore 12 cm più stretto rispetto alla Z1 900/1000 a cui si ispirava. Tra i punti di forza l’albero controrotante per diminuire le vibrazioni. Fornita di cerchi da 16 e 18 polici riusciva a scaricare 115 cv a 9500 giri al minuto con coppia di 85 Nm. Il cambio era a sei marce, per un peso di 228 kg. Se le vendite non la premieranno, il riconoscimento arriverà dal cinema con l’apparizione in Top Gun.
Il 1985 sarà l’anno della Suzuki GSX 750 R. Dallo spirito racing nel look e nella sostanza, è rimasta nella mente di tutti per la livrea bianca-azzurro-blu e per la forma squadrata del codone, La leggerezza era il suo tratto distintivo. Appena 192 kg grazie alla testata costruita in magnesio. Capace di erogare 100 cv a 10.500 giri al minuto, presentava un cambio a sei marce e raffreddamento misto aria/olio.
Dodici mesi dopo è il turno della Yamaha FZR 1000. Il propulsore sfoggia una disposizione peculiare. I cilindri erano inclinati di 45 gradi con cinque valvole per cilindro, tre di aspirazione e due di scarico. La potenza toccava i 135 cv a 10mila giri al minuto per una velocità massima di 250 km/h. Molta l’attenzione all’aerodinamica e ai pesi, per agevolare la guida sportiva.
Sul mercato a 23 milioni di vecchie lire la Honda VFR 750 R del 1987 aveva saputo conquistare tutti con il suo fascino. Nata nel reparto corse HRC, il suo obiettivo iniziale era quello di competere in SBK. La colorazione era la tipica del brand asiatico, ovvero un mix di bianco, rosso e blu. L’unità motrice era un quattro cilindri a V da 90 gradi. I cavalli forniti 112 a 11mila giri.
Chiudiamo la carrellata in Italia con la Ducati 851 sempre dell’87. Progettata dall’ingegner Bordi, è equipaggiata di un bicilindrico a V con distribuzione desmodromica, quattro valvole a cilindro e raffreddamento a liquido. Inizialmente da 750 cc, verrà modificata per assumere sempre più un’immagine da pistaiola. In grado di spingere fino a 97 cv a 9500 giri, con coppia da 85 Nm, vanta cilindri in lega d’alluminio. I dischi dei freni sono Brembo da 280 mm Nel campionato Superbike farà sfracelli, confermando di essere stata concepita per gareggiare.