Non tutte le moto riescono con il buco. Ecco i principali modelli che dovevano fare successo ed invece hanno fatto flop.
Enzo Ferrari sosteneva che l’auto più bella uscita dalla sua fabbrica di Maranello sarebbe stata la successiva. Ebbene, ci sentiamo in dovere di smentire il fondatore di uno dei marchi più noti al mondo, perché non sempre si riesce a tenere alta l’asticella, anzi a volte si compiono parecchi passi indietro.
La prova provata ce la forniscono i cinque esemplari di due ruote che andremo a raccontare. Presentate con slancio ed euforia dai rispettivi costruttori, in termini di vendite si sono rivelate un fiasco colossale anche a causa di un’estetica non esattamente accattivante, ragion per cui, oltre ad essere rimaste poco in commercio, sono state in seguito dimenticate.
Partiamo dall’Aprilia Motò 6.5. Dal nome caratteristico, le sue linee poco riuscite sono figlie della matita di Philippe Strack, noto progettista francese. A dispetto del tanto denaro investito, questa motocicletta, che risulta un mix tra una naked e una custom, non saprà convincere gli appassionati. Molti la acquistarono perché attirati dal nome del prestigioso designer, ma la verità è che la maggior parte degli esemplari rimase invenduta e oggi, a distanza di 25 anni, nessuno pare ancora darle almeno un po’ del valore che avrebbe voluto e sognato.
Quando si pensa al brand BMW, vengono in mente affidabilità, performance e certezza di qualità. Nel caso della K1 non è stato proprio così. Anche una Casa tanto blasonata qualche volta fa i pasticci. Dotata di motore quattro cilindri, con trasmissione a cardano e coppia conica, aveva una carrozzeria talmente ingombrante da oscurare il propulsore e pure parte della ruota anteriore. A dispetto dello scarso appeal, verrà replicata dal 1988 al 1993.
La Honda DN-01 viene ricordata principalmente per essere una delle motociclette peggio riuscite alla Casa giapponese. Fornita di cambio automatico non incontrò mai il gusto degli amanti della manualità. Realizzata dal 2008 e 2010 finirà nel dimenticatoio.
La conoscono in pochi e ancora in meno l’hanno apprezzata. Parliamo della Morbidelli V8, un modello passato praticamente in sordina. Flop già in versione prototipo ne verranno prodotti solamente quattro esemplari prima di sparire. Incredibilmente il disegno è stato fatto da un mostro sacro come Pininfarina, ma si sa, non sempre tutto va come si vorrebbe. Il propulsore ideato da Giancarlo Morbidelli non è però da buttare via.
Dulcis in fundo troviamo una Suzuki e precisamente la RE 5. Retrò nel look e dal piglio sportivo, manca però di avvenenza e grazia. Essenziale e asciugata da qualsiasi surplus, sfoggia ampi catarifrangenti montati ai lati dei fanali anteriori e posteriori. Ciò che però la rende un modello particolare è l’unità motrice rotativa Wankel. Una soluzione all’avanguardia, ma non sufficiente per rendere la moto interessante agli occhi del pubblico. Riprodotta dal 1974 al 1976 ha probabilmente pagato il suo essere troppo avanti per concept e tecnologia rispetto all’epoca.