Quando la Ducati tentò di sorprendere tutti con un modello di moto davvero particolare, ma fu un buco nell’acqua all’epoca dell’uscita.
Tra le maggiori eccellenze motociclistiche del nostro Paese non possiamo non citare Ducati. Il marchio di Borgo Panigale, che negli ultimi anni è finito agli onori delle cronache anche sportive, grazie ai risultati eccellenti per quanto riguarda il campionato di MotoGP, dove la scuderia italiana è divenuta nel giro di pochi anni un vero e proprio mostro sacro.
Ma gli appassionati delle due ruote sanno bene come Ducati ha sempre rappresentato un punto di riferimento anche in ambito commerciale, sfornando moto sportive e bolidi di prim’ordine, vere e proprie chicche per chi ama l’ebrezza di questa guida. Basti pensare a modelli come la Multistrada V4 o tutta la gamma Scrambler, che hanno sempre ottenuto successo e numeri positivi.
Eppure c’è una moto di marca Ducati che resterà nella storia per il motivo opposto, ovvero per aver deluso le aspettative ed essersi di fatto creata la nomea di ‘bidone’ in questo ambito. Un esperimento che risale alla seconda metà degli anni Ottanta e che viene ricordato come qualcosa di assolutamente dimenticabile.
Nel 1986 Ducati acquisì il gruppo Cagiva e per celebrare questo ampliamento aziendale mise in produzione l’Indiana. Una vera e propria anomalia per il marchio, visto che si trattava di una moto totalmente diversa dal consueto grip societario. Come si evince dal nome, si trattava di una custom che andava a ripercorrere il mito americano, la voglia di on-the-road, con chiari riferimenti al western.
L’intenzione era quella di attrarre sia il pubblico europeo che quello statunitense, ma l’obiettivo non fu centrato. Il cuore dell’Indiana era il motore Pantah, riadattato in chiave custom, disponibile in varie cilindrate (350, 650 e 750). Le prestazioni in realtà erano più che accettabili, anche grazie alla ciclistica derivata dall’Elefant. Le ruote in lega davano un tocco wild e distintivo.
Nonostante il motore elastico e la buona velocità in andamento, l’Indiana fallì nel proprio intento, anche per una scarsa rete di distribuzione. Negli USA non convinse ed in Italia ancora meno: basti pensare che restò in commercio solo fino al 1990 e ne furono realizzati solo 2.300 esemplari. Un flop commerciale per l’epoca che però oggi può tornare di moda per gli appassionati delle custom e di moto in stile Harley: sul mercato dell’usato si può reperire intorno ai 4.000 euro, un affare per i collezionisti puri.