A seguito del trionfo iridato di Carlos Checa nel campionato Superbike, abbiamo, anche noi, esaltato l’eccezionalità del miracolo Althea, azienda che “in settimana” commercia in sanitari mentre nel week-end si dedica alla passione, che è del proprietario Genesio Bevilacqua ma ha contagiato un po’ tutti in fabbrica, per le due ruote.
La scommessa, nata quasi per caso, è stata quella di costruire una squadra che avesse in dotazione una Ducati ufficiale, seppure in una struttura esterna, da rendere vincente pur senza sforare con i costi, ed abbiamo parlato di scommessa vinta.
Ora le carte in tavola sembrano essersi sparpagliate per colpa di un vento capriccioso e dirompente: tale ci sembra essere, più che la giustizia italiana (che però qualcuno afferma essere tale), una certa informazione “scandalistica”, che tiene dietro alle ipotesi di reato senza curarsi poi di dare – quando necessita – doverosa smentita.
La cronaca, però, incombe impetuosa ed urgente, e ci impone di riferire di un’ipotesi di reato da ascrivere proprio a Bevilacqua ed alla sua azienda: l’accusa avanzata dai Carabinieri, che stanno indagando alla ricerca di prove di colpevolezza (o innocenza, come ci auguriamo), è di frode fiscale per aver fatto produrre in Cina oggetti (sanitari, appunto) rivenduti poi come “made in Italy”; peraltro, scava scava, ecco palesarsi davanti a noi una realtà che si trova nella condizione di tenere in cassa integrazione 70 dipendenti da due anni, mentre l’INPS reclama indietro due milioni di contributi versati.
Ad ogni conto, è scontato che a Portimao prosegua la festa di Carlos Checa: lo spagnolo ha vinto il suo primo titolo iridato proprio in sella ad una moto Althea, dove batte un cuore Ducati, e non ha intenzione di farsi rovinare il momento da un’indagine che è ancora allo stadio preliminare. Certo è, però, che a questo punto l’impegno per il 2012 dello sponsor si può dire tutt’altro che assicurato, anche nonostante la recente sigla sul rinnovo.