Nuovo stravolgimento in arrivo per quanto riguarda le auto a benzina e a diesel. Ecco cosa sta per succedere.
Gli unici dati confortanti riguardo la vendita dei veicoli elettrici in Europa sono appannaggio di Norvegia e Svezia, dove il parco circolante a batteria è rispettivamente del 97,5 e del 65%. Per il resto del territorio la situazione è molto delicata come ci stanno mostrando chiaramente i tracolli del Gruppo Stellantis e dei costruttori tedeschi Volkswagen e Audi su tutti. Tale stato di cose dovrebbe quindi porre alle autorità comunitarie un interrogativo circa la bontà del percorso tracciato per quanto concerne la transizione ecologica.
Effettivamente qualcuno la domanda se l’è posta e il risultato è stato abbastanza prevedibile. Per chi non ricordasse, la normativa europea ha imposto lo stop alla produzione delle auto a benzina comune e a diesel a partire dal 2035, ma non solo. E’ stato altresì deciso che dal 2025 tutti i costruttori incapaci di abbassare del 15% le emissioni inquinanti dei loro nuovi mezzi immessi sul mercato dovranno essere multati. Ebbene, il calo delle immatricolazioni degli EV ha portato ad un cambiamento del piano iniziale?
La risposta è no, o comunque non del tutto. Le teste pensanti del nostro Continente hanno decretato che non vi sarà alcuna marcia indietro rispetto al programma originale. Come riferito dalla vicepresidente della Commissione Europea con delega alla Transizione Pulita Teresa Ribera, la Commissione ha bocciato l’ipotesi di un ripensamento e dunque di un ripristino della motorizzazione endotermica per come l’abbiamo conosciuta finora.
Allo stesso modo però, sta valutando un’altra possibilità per andare incontro alle esigenze delle Case, ovvero evitare la maxi-sanzione fissata a 15 miliardi di euro, per chi non si è rivelato in grado di ridurre la CO2 rilasciata dalle proprie autovetture. Per il momento non vi è alcuna conferma, ma il Partito Popolare Europeo di cui fa parte anche la CDU della Presidente Ursula Von Der Leyen vorrebbe sposare la causa.
La direzione, quindi, sarebbe quella di una maggior flessibilità e il possibile congelamento della normativa fino al 2026 quando sarà prevista una revisione. Dal canto suo l’Italia sta spingendo perché tale processo venga anticipato ai primi mesi dell’anno venturo. Nello specifico, il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso ha chiesto nel corso dell’ultimo Question Time alla Camera la possibilità di adottare un approccio tecnologicamente neutrale.