La situazione in casa Stellantis si sta facendo sempre più complicata, con John Elkann che ora deve correre ai ripari.
Ci sono davvero pochi dubbi sul fatto che si debba intervenire in modo deciso e chiaro nel mondo delle auto, per fare in modo che si possano evitare delle situazioni davvero molto complicate. Lo sa bene anche Stellantis, con il Gruppo che purtroppo da tempo non sta ottenendo i risultati che avrebbe sperato.

Lo sa molto bene anche John Elkann, con il Presidente che ha deciso di dare vita a una profonda rinnovazione in seno all’azienda, con l’addio del CEO Carlos Tavares che è avvenuto con un anno di anticipo rispetto alla scadenza del proprio contratto. John Elkann dunque sta cercando in tutti i modi di rialzare una situazione complicata per Stellantis, con tante nazioni che stanno criticando il suo operato.
Non sono mancate le polemiche con il Governo italiano, con Giorgia Meloni che ha accusato apertamente nei mesi scorsi Stellantis di favorire la Francia. Se ora con l’Italia la situazione è migliorata, non lo è con gli USA, con il Governo che ora va all’attacco per una pubblicità che non ha convinto davvero nessuno.
Pubblicità ingannevole: l’accusa per il “Made in America”
Sono diversi i marchi statunitensi che fanno parte del mondo Stellantis, anche se è innegabile il fatto come il Gruppo abbia deciso di delocalizzare e non poco la produzione. Questo non piace di certo alla stragrande maggioranza del popolo americano e ancora di meno a quel Donald Trump che ha emesso dazi pesantissimi, prima di ritirarli.

Le accuse però per come sta avvenendo la gestione di Jeep, RAM e Dodge va avanti da anni, con Stellantis che è stata accusata di pubblicità ingannevole. Infatti l’accusa giunge da TINA, ovvero Truth in-Advertising, un’associazione no profit che ha evidenziato come nelle pubblicità dei tre marchi si parla moltissimo di come queste siano vetture Made in USA, ma in realtà presentano moltissime componenti straniere.
Un caso al quale da tempo si sta cercando di porre rimedio in tutto il mondo, anche perché il concetto di delocalizzazione in realtà non è mai stato a vantaggio di fatto di nessuno. Al momento si ha un risparmio per quanto riguarda la produzione del modello, ma la risposta da un punto di vista commerciale e di visibilità spesso si trasforma in un effetto boomerang.