Stellantis, finalmente arriva la tregua con il governo italiano: dopo Tavares cambia tutto, ecco cosa sta succedendo.
Sono ore frenetiche in casa Stellantis. L’addio di Carlos Tavares, nonostante le indiscrezioni dei mesi passati avessero ipotizzato a più riprese un addio anticipato rispetto alla scadenza del 2026 presente nel contratto del manager portoghese, è stato un’improvviso terremoto. Le dimissioni dell’amministratore delegato aprono infiniti scenari futuri per il gruppo, in un momento quanto mai delicato per Stellantis. La holding infatti deve fronteggiare un periodo non esattamente felice sul mercato, a causa delle difficoltà generali dell’industria europea, messa a dura prova dalla transizione elettrica e dall’incertezza relativa alle normative.
Un altro punto particolarmente dolente sono le tensioni degli ultimi mesi con il governo italiano. La situazione degli stabilimenti italiani e i sempre maggiori investimenti all’estero del gruppo sono stati al centro del dibattito, ma non solo: dalla polemica sul nome della Alfa Romeo Milano (poi diventata Junior) a quella sulla presenza del tricolore nelle auto italiane prodotte all’estero, dallo stop al progetto della gigafactory, sino all’ultima audizione di Tavares in parlamento che aveva scatenato le ire della politica.
Tregua tra Stellantis e il governo?
Con l’addio di Tavares, che in quanto amministratore delegato ha avuto un ruolo centrale nelle strategie e nelle dinamiche del gruppo, per Stellantis è tempo di voltare pagina e ripartire, sotto ogni punto di vista. Il presidente John Elkann si è già prodigato per rassicurare lavoratori e investitori, ed è nei giorni scorsi stato in visita negli stabilimenti Maserati. Ma non è stata l’unica mossa significativa dell’erede di casa FIAT.
Elkann avrebbe infatti avuto un contatto telefonico con la presidente del consiglio Giorgia Meloni. Al centro del discorso, ovviamente, il futuro degli stabilimenti italiani di Stellantis e le mosse future dell’azienda. L’erede dell’avvocato Agnelli ha ribadito l’importanza dell’Italia per Stellantis, e ha confermato l’intenzione del gruppo di continuare ad investire nel nostro paese. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, Elkann ha rassicurato di non voler chiudere le fabbriche italiane.
Da parte sua, il governo ha ribadito l’importanza di riportare in Italia i marchi italiani e di garantire il futuro degli stabilimenti del nostro paese. Il colloquio, secondo quanto riportato, sarebbe stato cordiale e costruttivo. Difficile dire se da qui in poi i rapporti sin qui tesi tra il governo e Stellantis cambieranno, di certo è però un punto di partenza, una “tregua”, se vogliamo, e una ripresa dei dialoghi che getta le basi per manovre e strategie future da entrambe le parti che possano garantire il futuro dell’automotive italiano e dei suoi lavoratori, allarmati dagli eventi delle ultime ore.