Un semplice antidolorifico o uno spray nasale potrebbero trasformarsi in un incubo per chi guida. Le nuove norme stradali nascondono una trappola che nessuno si aspettava.
Prendete un comune raffreddore invernale. Vi svegliate con il naso chiuso, la gola che graffia, un fastidioso mal di testa. Fate quello che farebbe chiunque: aprite il cassetto dei medicinali e prendete un antidolorifico, magari uno spray decongestionante.
Poi salite in macchina per andare al lavoro. Non lo sapete ancora, ma avete appena rischiato la patente. Sembra assurdo, eppure con il nuovo Codice della Strada approvato in Senato il 20 novembre scorso questa è la realtà che ci aspetta.
Quando la cura diventa una colpa
Il problema nasce da una modifica all’articolo 187 che sembra scritta con l’inchiostro invisibile: hanno eliminato la necessità di dimostrare uno stato di alterazione per fare i test antidroga. In pratica, chiunque può essere fermato e sottoposto a un test salivare, anche senza motivo. E qui viene il bello, o meglio, il brutto.
I test salivari sono come dei pescatori troppo zelanti: catturano tutto quello che passa. Un normale ibuprofene può far risultare positivi alla cannabis. Gli spray per il naso con pseudoefedrina? Possono essere scambiati per anfetamine. È come se vi accusassero di essere ubriachi per aver bevuto un succo di frutta.
Non finisce qui. Questi test hanno una memoria lunga, fin troppo. Se avete fumato una sigaretta di cannabis nel fine settimana, le tracce restano per 48 ore. Cocaina e oppiacei? Fino a 96 ore. Non importa se quando vi mettete al volante siete perfettamente lucidi: il test non fa distinzioni.
Le statistiche rendono tutto ancora più paradossale. Nel 2023, solo lo 0,1% delle multe riguardava la guida sotto effetto di stupefacenti. Lo 0,5% per guida in stato di ebbrezza. Numeri che fanno sembrare questa norma come sparare a una zanzara con un cannone.
Chi ne fa le spese? Tutti. Dal pendolare che prende un antidolorifico per il mal di schiena al paziente che usa farmaci a base di cannabis su prescrizione medica. Quest’ultimo caso è particolarmente kafkiano: pur avendo l’autorizzazione a usare questi medicinali, potrebbe trovarsi a dover dimostrare la propria innocenza dopo un normale controllo stradale.
La differenza con l’alcol è lampante. Per essere sanzionati alla guida, bisogna superare lo 0,5 g/l nel sangue. Un limite chiaro, misurabile, che distingue tra uso e abuso. Con i nuovi test antidroga questa distinzione sparisce: è come se vi ritirassero la patente perché una settimana fa avete bevuto un bicchiere di vino a casa.
Le Commissioni Mediche Locali dovrebbero valutare caso per caso, ma intanto la patente viene sospesa. È come essere condannati prima del processo, dover dimostrare la propria innocenza invece che vedersi provare la colpevolezza. Una norma che rischia di trasformare una comune influenza in un incubo burocratico, dove la medicina diventa un’arma a doppio taglio.