Difficile dimenticare una motocicletta del genere, dato che negli anni è riuscita a conquistare le vette più alte del mondo. L’emozione che ha donato agli appassionati è stata indescrivibile
Ce ne sono stati tanti di veicoli che hanno fatto la storia per ciò che sono riusciti a conquistare, ma quello che andremo a descrivervi oggi è uno dei migliori. Questa motocicletta, infatti, è stata guidata da alcuni dei personaggi più esperti del settore, con tanto di lode a confermarlo.
Solamente i veri appassionati, però, riusciranno a riconoscerla, dato che sono passati diversi anni da quando è stata accantonata in un angolo per fare spazio alla modernità che avanzava. Ancora oggi, però, vedere le sue fotografie e ricordare i momenti di gloria passati in sella a essa fa emozionare chiunque, anche perché i numeri conquistati durante gli anni in pista sono di quelli da capogiro.
Parliamo della Yamaha YZR500, archetipo che ha poi permesso alle generazioni successive di ergersi proprio seguendo le sue caratteristiche fisiche e tecniche. A guidarla, poi, sono ci sono stati dei mostri sacri del Motomondiale, ovvero Lawson e Rainey, due piloti che hanno anch’essi fatto la storia della competizione. Sono riusciti a farla anche grazie alla potenza che questa moto giapponese riusciva a mettere sui circuiti di mezzo mondo, una due tempi creata dall’azienda d’Iwata che è anche arrivata a conquistare la vetta più alta della competizione.
Quando la Yamaha YZR500 V4, regina del Motomondiale del 1975, veniva guidata dai due piloti statunitensi, allora sembrava veramente difficile per la concorrenza batterli. Eppure, in quegli anni di rivali di alto prestigio ve ne erano eccome, ad esempio Freddie Spencer, in sella a una Honda Ns500 con 3 cilindri.
Il propulsore a 4 cilindri in linea della YZR500, però, sapeva dare alla motocicletta una potenza difficile da eguagliare. Infatti, dal 1975 al 1980 furono raggiunte diverse affermazioni iridate, prima con Giacomo Agostini e, poi, con Kenny Roberts. Quando la Yamaha azzardò, nel 1981, l’utilizzo di un nuovo propulsore, con 4 cilindri, ma disposti a quadrato e con una distribuzione a disco rotante, il rendimento diminuì.
Infatti, quest’ultima annata fu deludente e lo stesso Roberts bocciò la motocicletta senza troppi giri di parole. Ma la Yamaha ritornò sui propri passi e nel 1982 presentò una nuova ow61, caratterizzata dal motore V4 e da un telaio del tutto inedito, con doppia trave in alluminio e sviluppato da parte del noto ingegnere spagnolo Antonio Cobas. Di lì in poi, proseguì a fare la storia del settore e la concorrenza fece di tutto per copiare questa nuova intelaiatura, la quale oggi è definita come la progenitrice dei più moderni telai deltabox.