Quante volte avete sentito dire a proposito di un atleta molto portato “Quel tipo non è umano”? Nel caso dei piloti di MotoGP questa frase…potrebbe non essere così campata per l’aria. Ecco cosa fanno normalmente i piloti che una persona normale non riuscirebbe mai a sostenere fisicamente.
Diventare un atleta professionista di qualsiasi disciplina non è per niente facile: non tutti sono disposti a sopportare un durissimo allenamento per imparare a sorreggere questi sforzi fisici decisamente devastanti, per non parlare dello stress e della fatica psicologica…ecco cosa rende un vero campione tale. Alcuni dati sono sorprendenti, ve lo diciamo noi.
Se pensate che l’automobilismo e il motociclismo sportivo non siano veri sport e che non richiedano un impegno fisico notevole, forse dovreste rivedere le vostre credenze. Lo stesso campione Marc Marquez tempo fa ha attaccato duramente questa credenza, smentendola nel corso di un’intervista furiosa contro i denigratori di uno sport che richiede moltissimo al corpo di un atleta normale.
In quell’occasione, Marquez aveva spiegato come: “Serve un vero atleta per guidare nel MotoGP, il fisico viene messo a dura prova specialmente in alcuni momenti”. Ma voi lettori di NextMoto da bravi appassionati di due ruote questo lo sapevate già, non è vero? Quello che forse poche persone immaginano davvero è che il motociclismo sportivo, specialmente la massima serie della MotoGP richiede un altro importante requisito fisico che poche persone “normali” hanno mai provato…
Come potete immaginare, l’attributo più importante di un buon pilota è la vista: i motori fanno un baccano impressionante quindi non ci si può affidare troppo all’udito, comunque impegnato a sentire i consigli del team tramite l’auricolare di bordo. L’olfatto? E cosa volete sentire, l’odore della benzina e delle gomme che bruciano l’asfalto con un’intensità tremenda?
Proprio perché gli occhi son fondamentali per un buon pilota, specie per evitare incidenti e calcolare con la massima rapidità le traiettorie da eseguire ed il modo per infilarsi in una curva, i piloti di superbike devono avere una vista da supereroi, un po’ come Hawkeye della Marvel del resto. Gli scienziati si sono domandati quanto buona debba essere la vista di un campione di MotoGP e hanno condotto un vero studio – dai risultati sorprendenti – su questo interessante aspetto dello sport.
L’azienda tricolore SIFI che tra l’altro sponsorizza alcuni team di MotoGP e che promuove la ricerca oftalmica italiana ha deciso di sottoporre i piloti professionisti ad alcuni test: agli scienziati e agli oculisti infatti non sembrava possibile che un pilota riuscisse a mettere a fuoco a quelle velocità ostacoli e traiettorie quando un normale essere umano non ci riuscirebbe mai. Quanto in là si può spingere la prestanza fisica di un individuo allenato?
I risultati del test effettuato prima e dopo la gara ha rivelato che i piloti sbattono le palpebre ogni nove minuti circa: ora, pensate attentamente a quante volte al giorno compite voi questo gesto involontario – misurate pure l’intervallo tra un battito e l’altro – e chiedetevi come sia possibile una cosa simile. Appunto, è roba da super-uomini.
Il Dottor Stefano Barabino ha dato voce ai risultati dello studio, ipotizzando che dietro la mancanza di effetti avversi dopo aver battuto così poco le palpebre in gara possano esserci una causa fisica – maggiore quantità di lipidi nel liquido lacrimale – ma soprattutto una causa ancestrale: “In gara, il cervello passa in modalità sopravvivenza e il corpo spegne quel riflesso”. In pratica, quando siete a 300 chilometri orari il cervello vi impone di tenere gli occhi aperti! Pensate quale stress affrontano per lavoro i piloti di MotoGP!