Dagli anni Ottanta in poi abbiamo visto sul mercato moto sportive incredibili, che ancora oggi sono dei pezzi di rara bellezza.
Se andiamo a fare un’indagine tra esperti e appassionati di due ruote, la stragrande maggioranza converrà sul fatto che le migliori sportive, quelle che hanno lasciato il segno nella storia, sono nate tutte a cavallo tra gli anni Ottanta e i primi Duemila, con delle eccezioni prima e dopo. E’ stato davvero un proliferare di modelli che hanno colpito non solo per le linee ma anche per le scelte tecniche, che poi hanno fatto da base per le moto che ancora oggi vediamo su strada e nelle piste.
Ecco allora una carrellata delle moto che ancora oggi meravigliano gli appassionati e che, a detta di tutti, sono ormai nella leggenda.
80-90, le moto leggendarie
La prima che davvero ha fatto storia è la Suzuki RG 500 Gamma, che ha dato vita alle repliche delle moto da corsa che ancora oggi vediamo da parte di tutti i marchi. Dalla moto da GP cui si ispirava prendeva lo schema del motore e del telaio, con 95 CV esplosivi che sembravano dare a chi la guidava la sensazione di stare davvero su una 500 di quei tempi. A conferma che soprattutto in quegli anni era il Giappone a dominare, ecco la Honda VFR750R “RC 30” del 1988, tre anni dopo la Suzuki, che fu il primo modello messo in produzione di serie nel numero minimo di esemplari richiesto per rispettare il regolamento Superbike. Una autentica “race replica”, con tante soluzioni che l’avvicinavano a uno dei modelli pronti per scendere in pista.
Altro gioiello la Yamaha FZR 1000 EXUP del 1989, che si caratterizzava per la valvola allo scarico Ex-Up, la prima su un motore a 4 tempi, che lavorava sulle onde di pressione e riusciva a incrementare la coppia ai medi regimi. Una moto che in quegli anni fu un vero successo anche a livello commerciale. Così come la Honda CBR900RR FireBlade del 1992, nata dalla mente dell’ingegner Baba che realizzò una moto dal motore 4 in linea dalla cilindrata “anomala” di 893 cc, a metà strada tra le 750 da SBK e le maxi da 1.000 o 1.100 cc e che sapeva coniugare la maneggevolezza delle prime e la potenza delle seconde. E poi delle linee che ancora oggi sono mitiche. Come mitica è la Ducati 916, moto dell’anno 1994 (celebrata quest’anno con un modello speciale) e che tracciò una linea netta tra ciò che era stato prima e ciò che sarebbe stato dopo. Un gioiello in termini di estetica e di prestazioni, che vinse tutto a livello sportivo e sbancò la concorrenza anche in termini di vendite.
Altra Superbike mitica è la Yamaha YZF-R1, la cui linea è ancora attuale a quasi trent’anni di distanza e che è stata ripresa da tanti altri modelli ancora in commercio oggi, ma che allora fece scalpore anche per la scelta di adottare una disposizione dell’albero motore e dei due alberi del cambio non sullo stesso piano ma su tre assi diversi. Nel ’98 poi fece scalpore un’altra moto italiana, la MV Agusta F4, figlia di Massimo Tamburini e che decretò il rilancio del marchio varesino dopo molti anni di oblio. Oltre alle linee aggressive, si caratterizzava per i quattro scarichi e per la sua potenza esagerata.
Le moto degli anni Duemila
Altra moto mitica è la BMW S 1000 RR del 2009, che rilanciò definitivamente la casa tedesca tra le sportive. I numeri dicono tanto: 193 cavalli a 13.000 giri, ma non era solo potente ma anche agile. Inoltre è la prima moto di serie a fare ampio uso di aiuti elettronici alla guida, con effetti su sicurezza attiva e performance. Non poteva mancare poi l’Aprilia RSV4, nata per le piste e portata al trionfo da Max Biaggi. Un modello che ancora oggi sorprende per il feeling e le sue doti di guida, soprattutto per l’agilità, oltre che per le linee “cattive”.
E poi non può mancare la Ducati Panigale V4 del 2018, spinta da un propulsore di 1.103 cc di cilindrata per 214 cavalli a 13.000 giri, che è la madre delle moto che trionfano oggi in Superbike. E ha preso tanto anche da quelle sviluppate in MotoGP.