E’ stata il sogno proibito (ma non troppo) di migliaia di ragazzi negli anni Ottanta e Novanta. Una moto 125 davvero incredibile.
Tra gli Anni Ottanta e Novanta per gli amanti delle due ruote sono stati tanti i modelli che hanno letteralmente fatto la storia. Ma in Italia in special modo si è vissuta un’era davvero particolare, che ha riguardato una categoria particolare di moto, le 125. Da sempre questa sigla rappresenta la cosiddetta “scuola guida” per i ragazzi, la prima moto che si può guidare prima di poter passare alle “belve” ben più pesanti e potenti. Le piccole ottavo di litro di quei decenni erano vere e proprie motociclette, importanti per il mercato e in particolare per il nostro Paese.
Infatti in Italia si sviluppò una vera e propria moda per quel tipo di moto, tanto che anche i grandi marchi stranieri furono costretti a venire a produrle, per non perdere quote di mercato. Fu un’esplosione di modelli, con un mercato che ogni sei mesi si rinnovava. Se oggi sono gli smartphone il pensiero dei ragazzi, 30-40 anni fa erano le moto 125 il desiderio dei più giovani.
Le due ruote più richieste divennero in breve tempo quelle sportive, simili alle Sport Production che correvano su pista. Ed ecco allora che soprattutto le marche italiane spopolavano in questo settore. Ma fu una in particolare che entrò nell’immaginario collettivo e conquistò tutti per le sue forme ma anche per la bellezza estetica: la Cagiva Mito.
La legge entrata in vigore nel 1996 che prescrive non più di 15 CV di potenza massima per i 125 cc mise fine al decennio d’oro di quel tipo di moto, perché le case motociclistiche decisero di spostare l’attenzione sui modelli di media e grossa cilindrata. Ma prima di quella data fu una la moto più desiderata, ed era la Mito.
Sul mercato c’erano già dei pezzi da novanta come Aprilia RS, Suzuki RG Gamma, Gilera SP, ma la Cagiva Mito divenne in poco tempo la moto più richiesta dai ragazzi italiani. La casa italiana, che già sfornava dei modelli decisamente importanti in altri segmenti, fece debuttare la prima serie nel 1990, l’anno dei Mondiali in Italia. La caratteristica principale era il suo motore, un monocilindrico a 2 tempi da 124,63 cc di cilindrata, da quasi 32 cavalli a 11.000 giri. Un motore leggero ma potente che riusciva a far volare i 121 kg della Mito come poche altre. E per questo divenne celebre.
Fu talmente un successo che già nel 1992 Cagiva tornò con una seconda serie, che si distingueva per forcelle Marzocchi con steli da 40 mm, pinze dei freni di tipo maggiorato e soprattutto grafiche accattivanti praticamente uguali a quelle che correvano su pista. Alcune serie limitate oggi sono oggetto di culto come la Denim e la Lucky Strike, o nelle versioni SP che riprendono le livree della 500 GP. Speciale quella dedicata a un mito come Eddie Lawson.
Impossibile poi dimenticare la Mito EV, che in pratica nelle forme era una copia di un’altra moto unica come la Ducati 916 e che permise a tanti giovani che non potevano permettersi la Rossa di realizzare il proprio sogno.