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Quando la famiglia Agnelli si lanciò sulle moto: il modello che in pochi ricorderanno

Nel cassetto dei ricordi del motorismo italiano si nasconde una perla rara: una moto FIAT che non vide mai la luce della produzione in serie, ma che ancora oggi fa sognare gli appassionati.

Parlare di FIAT significa immaginare le strade italiane popolate di 500 e 600, il rombo dei motori Ferrari, il prestigio di un marchio che ha fatto la storia dell’automobile. Ma nel 1948, nei capannoni di Torino, stava prendendo forma qualcosa di completamente diverso. Un sogno a due ruote che avrebbe potuto cambiare il destino del colosso piemontese, se solo il coraggio non fosse mancato all’ultimo momento.

Gianni Agnelli (ansa) nextmoto.it

La chiamarono Moto Major. Un nome che prometteva grandezza, sostenuto dal talento dell’ingegner Salvatore Maiorca e dalla maestria motoristica di Angelo Blatt. Il loro lavoro diede vita a una creatura sorprendente, tanto bella quanto innovativa. Le linee morbide della carrozzeria monoscocca sembravano disegnate dal vento stesso, nascondendo ogni meccanismo come un elegante abito da sera nasconde le forme. Persino i tubi di scarico – uno dei quali era solo un vezzo estetico – sparivano sotto quella pelle metallica levigata.

La moto che non fu

Ma la vera rivoluzione si nascondeva nelle ruote. Maiorca aveva ideato un sistema di sospensioni che sembrava arrivare dal futuro: dodici piccoli ammortizzatori inseriti direttamente nei cerchi, che collegavano i mozzi come raggi elastici. Una soluzione geniale, ispirata all’aeronautica, che funzionò perfettamente durante i 50.000 chilometri di test.

Fiat Moto Major 1948 (wikimedia commons) nextmoto.it

Il cuore di questa creatura era un monocilindrico capace di 14 cavalli, più che sufficienti per spingere i suoi 150 chili di peso con brio. La potenza fluiva attraverso un cambio a quattro marce, permettendo alla Moto Major di muoversi con l’eleganza di una dama e la grinta di un’atleta. Una fuoriclasse innovativa che doveva lasciare il segno.

Al Salone di Milano del ’48, la Major catalizzò gli sguardi come una star del cinema. Pubblico e stampa rimasero incantati da quella visione del futuro su due ruote. Eppure, nonostante l’entusiasmo generale, qualcosa si inceppò negli ingranaggi decisionali di FIAT. Forse fu la paura di sfidare colossi come Piaggio e Ducati sul loro terreno, o forse fu solo prudenza commerciale. Fatto sta che quel gioiello meccanico rimase un esemplare unico.

Oggi la Moto Major continua il suo viaggio, non sulle strade ma nelle sale dei musei più prestigiosi. Dal Concorso d’Eleganza di Villa d’Este al Museo Nazionale della Voiture, questa moto racconta una storia di coraggio incompiuto, di innovazione e bellezza. Come una promessa non mantenuta che, proprio per questo, conserva intatto il suo fascino.