Alcune tipologie di moto, alla portata di tutti e dalle dimensioni più minute del solito, stanno tornando in auge dopo un passato glorioso.
Chi è realmente appassionato di moto deve conoscere tutta l’intera gamma a disposizione prima di poter scegliere il veicolo più adatto a lui. C’è chi ha bisogno di un mezzo semplice ma compatto che possa fargli evitare il traffico cittadino, puntando dunque su scooter o ciclomotori di bassa cilindrata. Chi invece ama l’avventura e la guida sportiva e preferisce affidarsi ad una cruiser o ad un modello enduro.
Ovviamente, come per il mercato delle auto, anche quello relativo alle moto segue le tendenze e le richieste del grande pubblico. Per esempio vi sono tipologie di veicoli che hanno subito un lento declino, come i cosiddetti ‘cinquantini‘, protagonisti di un grande successo negli anni Sessanta, quando non servivano neanche casco e patente per essere guidati.
Negli anni Settante invece per la maggiore andò un’altra tipologia di moto: le mini-bike, ciclomotori dalle dimensioni ridotte, dai costi assolutamente contenuti e persino trasportabili facilmente nel baule di un’automobile. Una piccola grande storia che oggi è finita nel dimenticatoio, anche se l’azienda Di Blasi ha provato a rilanciarne un modello in formato elettrico. Ma andiamo a riscoprire la storia delle mini-bike di maggior rilievo.
La storia delle mini-bike nei suoi modelli più iconici
Tra i marchi di maggior rilievo ad aver prodotto mini-bike c’è la Benelli, che divenne celebre per l’esportazione in massa di questi modelli negli USA, dove furono venduti nei grandi magazzini. Tra le tipologie si ricordano la mini-bike del 1967, con 3 marce e ruote da 3,5-8. Mentre dal 1970diventò a 4 marce e le ruote passarono a 3-10.
Impossibile dimenticare il Garelli, col tipico colore arancio. In particolare il Katia elettrico, costoso per l’epoca (prezzo di listino 330.000 lire), ma incapace di superare i 28 km/h di velocità ed i 50 di autonomia: prestazioni che lo rendevano adatto solo negli stabilimenti e nelle fiere.
Un pezzo da museo, esposto persino al MOMA di New York, è l’Italjet; un veicolo completamente in plastica, con il motore identico a quello del Ciao della Piaggio. Mitico quanto i modelli di Negrini, la casa italiana che lanciò il trittico Boomerang, Life e Big.
Ed ancora, il Tanga pieghevole della Omer, un vero mito anni Settante utilizzabile da chiunque. Oppure la Giulietta di Peripoli, a ruote basse e con motore Morini Turbo a 4 marce e 5 CV di potenza. La casa Motron invece partì producendo scooter di qualità come lo Scorpion ed il Monster, per passare poi alle mini come la storica SA di inizio anni ’80.
Chiudiamo con la mini-bike forse più nota di tutte: Super Rocket della Fantic Motor, che ebbe vita breve (dal ’72 al ’76) ma che oggi viene rivalutato come un pezzo tradizionale e sottovalutato.