Molte tecnologie presentate sui prototipi di MotoGP sono trasmesse alle moto stradali. Non tutte le innovazioni sono state riprese nei listini dei costruttori protagonisti in pista.
Ducati, Aprilia, KTM, Honda e Yamaha sono le regine della top class. Al termine del 2022 ha scelto di dire addio un marchio storico giapponese come Suzuki, focalizzandosi su altri obiettivi. In Superbike, inoltre, sono presenti anche BMW e Kawasaki. Le principali case costruttrici impegnate nel motociclismo, anno dopo anno, migliorano i propri bolidi con nuove soluzioni all’avanguardia.
La Ducati è diventata il punto di riferimento sia nella classe regina del Motomondiale che nel campionato delle moto derivate da quelle di serie. Pecco Bagnaia si è laureato campione del mondo nel 2022, sfatando un tabù che andava avanti dal 2007, anno in cui Stoner portò la Rossa sul tetto del mondo. Il passaggio della casa di Borgo Panigale al potente gruppo VW, dopo l’acquisizione dell’Audi, ha portato danaro fresco nelle casse per puntare ad una rivoluzione tecnica mai vista.
L’ingegnere della Ducati, Luigi Dall’Igna, sta alla MotoGP come Adrian Newey sta alla Formula 1. Nel corso degli ultimi anni il veneto ha escogitato componenti all’avanguardia come il cucchiaio, l’abbassatore e le appendici aerodinamiche che incollano la Desmosedici all’asfalto. Alcune idee sono state poi installate nel top di gamma stradale, ma le ampie ali che caratterizzano la Rossa in pista non hanno trovato una eredità sui bolidi acquistabili dai clienti per le strade di tutti i giorni.
MotoGP, dalla pista alla strada? C’è chi dice no
In top class si fa un gran parlare dell’incidenza delle soluzioni aerodinamiche che limitano i sorpassi in pista. Come gli spoiler sulle auto, le appendici aerodinamiche servono per aumentare la stabilità del mezzo ad alte velocità. La MV Agusta è stata la prima casa motociclistica a montare delle ali, inserendo le “zanne” alla leggendaria MV Agusta 500/4 del 1972 di Phil Read. Dopo diversi esperimenti falliti, in era moderna, è stata la casa di Borgo Panigale a ridisegnare le moto da corsa con le ali.
I principali costruttori hanno iniziato a copiare le soluzioni della Rossa in MotoGP per provare a tenere il passo del n.1. Ma perché non vengono montate sui bolidi stradali? Le ali creano una zona di pressione negativa con una conseguente maggiore deportanza. Risultano efficaci solo a velocità molto sostenute. Occorre andare ad oltre 200 km/h per la massima efficienza aerodinamica. Sulle strade di tutti i giorni non risulterebbero sensate.
Certe top speed sono possibili solo su pista o su autostrade senza restrizioni, che rappresentano un numero limitato nel mondo. E per guidare curvoni veloci a determinate velocità occorrono skill di alto profilo. La nuova Moto Guzzi V100 Mandello ha dei parafanghi a scomparsa. In futuro potrebbero essere presentate moto con ali laterali retrattili che variano la loro lunghezza in base all’angolo di piega. Nelle auto, del resto, già molti modelli adottano ali posteriori a scomparsa. Oggi determinate idee sembrano eresie sulle due ruote, ma in un futuro non troppo lontano potrebbero essere realtà.