In MotoGP c’è un clima che non piace troppo al rookie di Mazarrón. Pedro Acosta è nato il 25 maggio del 2004 ma sembra già un veterano.
Non ha nemmeno 20 anni ed Acosta ha già il mondo della MotoGP tra le sue mani. E’ arrivato come un tornado in top class dopo i riconoscimenti nelle classi minori. Il campione del mondo della Moto3 nel 2021 e della Moto2 nel 2023 ha stravinto la scommessa di esordire cosi giovane in MotoGP, bruciando, letteralmente, le tappe.
In questo aspetto ricorda da vicino il suo connazionale Marc Marquez. Quest’ultimo fu in grado addirittura di vincere all’esordio in top class, a 20 anni, ma a differenza di Pedro il catalano esordì su una Honda da sogno, lasciata in dote da Casey Stoner. Al secondo Gran Premio in carriera, in sella ad una KTM, il fenomeno della comunità autonoma di Murcia ha già ottenuto un terzo posto in Portogallo. Se considerate che corre su una GasGas vi renderete conto dell’immenso talento di cui dispone.
A lasciare perplessi i puristi sono le dinamiche interne tra i tanti team della casa di Borgo Panigale. Nonostante l’obiettivo comune sia quello di gareggiare per il primo premio, essendoci tanti piloti dell’Academy di Valentino Rossi, in pista, si è venuto a creare un clima sin troppo amichevole. Il politicamente corretto continua ad essere un fattore inquietante nella moderna classe regina.
Persino tra Fabio Quartararo e Pecco Bagnaia, rivali nel 2022 di due team diversi, c’era sin troppa diplomazia. La sensazione che dietro un velo di ipocrisia si voglia far vedere di essere tutti troppo amici. In questo scenario un giovane con la bava alla bocca come Acosta vuole lasciare il segno, rimanendo fedele ai suoi principi che poi erano quelli che caratterizzavano le naturali sfide tra Stoner, gli spagnoli e Valentino Rossi. Quest’ultimo è diventato il re della MotoGP proprio grazie alla sua spontaneità.
La staffilata di Pedro Acosta
Ad Acosta, nella press conference di Austin, è stato chiesto di Kevin Schwantz, una delle icone americane del motociclismo. Il giovane ha approfittato per parlare dei piloti di un tempo. “Abbiamo bisogno di più persone come Schwantz. Non sto parlando di guida o competizione. A volte abbiamo bisogno di più piloti con quel DNA“, ha sancito lo spagnolo come riportato da Motorsport.com.
“Una volta, quando ero piccolo, sono andato a Jerez de la Frontera e c’erano Angel e Fonsi Nieto. C’era anche Kevin ed è stato l’unico che ha passato 4 ore a firmare autografi per i tifosi. Abbiamo più bisogno di persone così. Questo è il vero DNA della MotoGP. Penso che i piloti debbano essere più naturali, dobbiamo essere come i piloti di qualche anno fa, con personaggi del calibro di Casey Stoner o Dani Pedrosa“, ha concluso Acosta.