Yamaha, Suzuki e Honda trasformarono le loro moto da corsa in versioni stradali. Oggi quegli esemplari sono introvabili e i prezzi hanno raggiunto cifre da capogiro.
Le strade degli anni ’80 vibravano al passaggio di queste belve. Erano le moto più desiderate, le più aggressive: il rombo dei due tempi faceva girare la testa ai giovani motociclisti. Avevano addosso il mito della competizione e tutti sembravano pazzi per le repliche delle moto da GP.
La ricetta era tanto semplice quando efficace: le case giapponesi prendevano i progetti delle loro moto da corsa e li adattavano alla strada. Non c’era effetto cosmetico, La tecnologia era quella vera, quella dei campioni del mondo. Le prestazioni lasciavano senza fiato chiunque le provasse. I concessionari avevano liste d’attesa lunghissime, anche se i prezzi non erano per tutte le tasche.
La Yamaha RD 500 LC aprì le danze nel 1983. Il motore V4 era un concentrato di potenza: 88 cavalli pronti a scatenarsi. L’erogazione sembrava quella di un’auto di lusso sotto i 6000 giri. Poi il carattere cambiava di colpo, come Jekyll e Hyde. Il telaio in alluminio esisteva solo per il mercato giapponese mentre gli altri paesi dovevano “accontentarsi” dell’acciaio. Oggi un esemplare ben tenuto costa quanto una citycar nuova: 25.000 euro.
La Suzuki RG 500 Gamma voleva strafare. Il quattro cilindri a quadrato era un’opera d’arte meccanica che ruggiva 95 cavalli rabbiosi. La potenza specifica toccava i 190 CV per litro, numeri che farebbero tremare anche oggi. Guidarla richiedeva polso fermo e tanto rispetto: sotto i 6000 giri filava via tranquilla, oltre diventava una scheggia impazzita. Le versioni speciali oggi superano i 50.000 euro.
La Honda NS 400 R scelse una strada diversa. Il motore V3 erogava “solo” 72 cavalli, eppure in strada non temeva confronti. La ciclistica era il suo punto forte: agile nelle curve strette, stabile in quelle veloci: una moto da guidare con un brivido di piacere. Il prezzo attuale parte da 14.000 euro per un bell’esemplare da collezione.
Queste moto rappresentano l’ultima età dell’oro dei due tempi. L’inquinamento le ha mandate in pensione, lasciando spazio ai più ecologici quattro tempi. Anche per questo i collezionisti le cercano come fossero opere d’arte, spingendo i prezzi sempre più in alto. Gli esemplari originali sono merce rara: alcune sono finite in pista, altre giacciono abbandonate in garage polverosi.
Il mercato dell’usato è letteralmente impazzito. I prezzi salgono ogni anno senza sosta, un fenomeno aggravato dal fatto che ricambi sono praticamente introvabili e quindi la manutenzione costa un patrimonio. Il fascino di queste moto resta comunque intatto: sono l’ultimo esempio di quando la tecnologia delle corse arrivava direttamente nelle mani degli appassionati. E ruggiva, come solo un grande due tempi sa fare.