Tre cilindri per cantare.
Questo è quello che ha pensato la Triumph quando i suoi tecnici hanno montato il celeberrimo tre cilindri su una Triumph Trident e BSA Rocket 3.
Correvano gli anni ’60 e gli anni ’70 stavano bussando rumorosamente alla porta quando la casa anglosassone decise che era ora di innovare ancora. Senza mai fermarsi.
Derivato dal motore bicilindrico montato sulle indimenticabili Bonnevile 650-750 degli anni Trenta, con i debiti ritocchi, il motore in questione è rimasto in attività fino al 1969: una longevità tipica dei velivoli più che di una due-ruote.
Carter tagliati verticalmente, cilindri in blocco in alluminio con canne in ghisa, distribuzione con due alberi a camme (anteriore per lo scarico, posteriore per l’aspirazione) e nel basamento e aste e bilancieri: un concentrato di tecnologia a quella tanto accorta “vecchia maniera” memoria di una tecnica semplice quanto intrigante, dove il carter è a secco e per l’olio c’è un serbatoio separato con una capacità di 3 litri.
Completano l’ opera la trasmissione primaria che è a catena ed è posizionata sulla sinistra, mentre il cambio è in semi blocco con lubrificazione separata e serbatoio da 850 cc.
Il motore 750 tre cilindri fu montato sulle Triumph e sulle BSA (quando ancora i due Marchi facevano parte dello stesso gruppo industriale) con una sola differenza nello stile delle cover dei carter e nell’inclinazione dei cilindri (in verticale sul Trident, in avanti di 15 gradi sul Rocket 3).