In occasione di un evento in Inghilterra Casey Stoner parla della MotoGP odierna e critica le regole volute dalla Dorna: il punto di vista della Leggenda australiana.
Casey Stoner ha lasciato il Motomondiale alla fine della stagione 2012, dopo aver conquistato due titoli iridati in classe regina: il primo con Ducati nel 2007, il secondo con la Honda nel 2011. L’australiano è stato il primo pilota a trionfare con la moto della Casa di Borgo Panigale, impresa ripetuta lo scorso anno da Francesco Bagnaia e che si accinge a ripetere anche nel 2023.
In questi giorni l’ex pilota ha fatto tappa in Inghilterra al “Goodwood Festival on Speed”, un’occasione buona per poter parlare del nuovo format della MotoGP e del predominio della Ducati, che si avvia alla conquista del secondo titolo iridato consecutivo. Alla pausa estiva la classifica parla chiaro: cinque piloti in sella alla Desmosedici GP sono raccolti nelle prime sei posizioni, a rischio di rendere troppo noiosa la Master Class.
I consigli di Stoner per la classe regina
Intervistato dal magazine online specializzato Speedweek.com, Casey Stoner ha bocciato il nuovo format della MotoGP che ha visto l’introduzione delle gare sprint. Troppo rischioso andare al limite per almeno una decina di giri. Una tesi avvalorata dall’alto numero degli infortuni registrato nelle prime otto gare: Pol Espargaro, Marc Marquez, Enea Bastianini, Joan Mir, Alex Rins, Miguel Oliveira… giusto per citarne alcuni.
La MotoGP Legend di origine australiana continua a seguire i Gran Premi in televisione e quando può fa un salto nel paddock, come avvenuto lo scorso anno a Phillip Island. “Attualmente sto ristrutturando la mia casa e quindi non ho la TV. Ma se ne ho l’opportunità, ogni tanto guardo una gara“. Stoner non apprezza molto le novità introdotte da Dorna per rendere più avvincente lo spettacolo: “Apporterei alcune modifiche al format. Toglierei alette, i dispositivi holeshot, l’anti-impennata, ridurrei al minimo indispensabile il traction control“.
Nei progetti di Casey Stoner ci sarebbe una netta riduzione dei costi e un regolamento blindato per dieci anni, così da consentire ai costruttori in difficoltà di limare progressivamente il gap tecnico e rendere più avvincenti i weekend di gara. La sua conclusione sullo show odierno è lapidaria e non usa mezzi termini: “Per quanto ami le corse, questa evoluzione mi delude. Abbiamo più elettronica della Formula 1 e bisogna smetterla“.