La stagione della MotoGP è cominciata ancora una volta all’insegna della Ducati, ma c’è un allarme che scuote tutto il paddock
Fare come la Red Bull in Formula 1, anche se la concorrenza è diversa. La missione di Ducati nella MotoGP è molto chiara e non è cambiata dopo il successo di Pecco Bagnaia nel Mondiale 2022. Attenzione concentrata solo sul Motomondiale, con un occhio alla Superbike dove domina Alvaro Bautista, e avversari avvisati.
La crescita del marchio bolognese da anni ormai in mano ad Audi è tanto chiara quanto netta. Già con Andrea Dovizioso almeno per un paio di stagione il sogno del Mondiale Piloti è stato vicinissimo, sfumando solo alla fine.
Poi l’arrivo di Bagnaia, che il team ha cresciuto un passo alla volta perché aveva intuito il suo enorme potenziale. E con lui è cresciuta anche la Desmosedici che oggi è diventata la moto da battere e un modello da seguire. C’era solo un modo per far saltare il monopolio da parte delle Case giapponesi ed è successo, ma a Borgo Panigale vogliono che sia soltanto l’inizio di un’era.
MotoGP, allarme Ducati per il futuro
Nel corso degli anni molti hanno voluto imitare le soluzioni aerodinamiche adottate dai tecnici Ducati. Come l’abbassatore che facilita la partenza e non solo, le pinne che a turno sono comparse anche su altre moto, ma anche un motore inimitabile.
Lo dimostrano anche i dati dell’ultimo weekend di Austin. La Yamaha M1 di Fabio Quartararo ha accusato ben 11.2 km di differenza nella velocità di punta sui rettilinei rispetto alla migliore delle Desmosedici. Un problema che il francese campione del mondo 2021 lamenta da tempo e che la Casa di Iwata non è mai riuscito a risolvere.
Così tutti i team privati vogliono le Desmosedici e anche in questa stagione ce be sono ben otto in pista. Oltre alla squadra Factory, anche il Mooney Team VR46 che ha anche vinto in Argentina con Marco Bezzecchi. Ma anche il Team Pramac che è un alleato storico e il Team Gresini che lo scorso anno con Enea Bastianini trionfò in quattro gare.
Agli avversari questo non piace e apertamente lo scorso anno avevano parlato di una situazione squilibrata tutta a vantaggio di Bagnaia, che in realtà ha vinto per altri motivi. In Ducati però come la pesano? La risposta è arrivata da Gigi Dall’Igna, l’ingegnere veneziano che è il vero padre di questa moto bellissima e vincente.
Intervistato da Speedweek, Dall’Igna ha detto di essere consapevole che questa situazione potrà cambiare. Da una parte c’è la soddisfazione per avere una moto che tutto vogliono. Dall’altra però “non possiamo certo continuare così a lungo termine“, ha ammesso.
Cosa potrà succedere quindi nel prossimo futuro? Ci sono contratti già firmati, come quello che lega le Desmosedici al Team VR46 ancora per il 2024. E così tutte le voci di un accordo tra Valentino Rossi e la sua vecchia squadra, alla ricerca disperata di un team satellite, per il prossimo anno per ora resteranno tali. In teoria invece si potrebbe liberare il Team Gresini che però al momento si trova benissimo con le Desmosedici e quindi difficilmente cambierà in tempi brevi.
Possibile anche un intervento della federazione internazionale con la Dorna premono per avere equilibri diversi in pista e un campionato che rischia di diventare monomarca.