Lo ha sempre detto, e infatti non lo ha rinnegato:
Loris Capirossi proprio non ci si vede a fare il collaudatore per qualche Casa (una qualunque: nella sua infinita carriera ha lavorato quasi per tutti e non ce n’è uno che si sia lamentato della sua professionalità), ora che con il
MotoGP di
Valencia la sua carriera di pilota si è conclusa, peraltro nel migliore dei modi con un omaggio della Federazione – che gli ha concesso di correre con una tuta iridata – ed un altro, fatto da lui, al
la memoria di un amico come Marco Simoncelli, fatalmente scivolato a
Sepang ma rimasto nel cuore di tutti e sulla carena dell’ultima
Ducati Pramac della carriera di Capirex, stampato in quel numero 58.
Ancora non sapevamo, però, quale avrebbe potuto essere il destino di
Loris Capirossi una volta che i riflettori si fossero spenti e si fosse chiuso il sipario sulla sua carriera, una storia lunga ben 22 anni e segnata da 328 gare, tre titoli mondiali e 99 presenze sul podio. La soluzione gliel’ha offerta
Dorna, e lui ha saputo non farsela sfuggire anche perché riguarda un tema che gli è sempre stato a cuore, sin da quando ha cominciato a gareggiare: la sicurezza dei piloti in corsa.
Loris Capirossi è stato infatti nominato dalla società che organizza il motomondiale “consulente”, e chi meglio di lui – in effetti – può consigliare le strade migliori da percorrere per garantire la sicurezza dei piloti, dopo che in 22 anni ha provato a guidare ogni genere di moto: dalle 125 alla 250, per arrivare alla 500 e a quelle
MotoGP che hanno cambiato in pochi anni il regolamento per ben 3 volte (nate come 1.000, sono diventate 800 ma il prossimo anno torneranno alle origini).
Dorna ha poi in serbo altri due regali per il suo “nuovo assunto”: un lavoro di raccordo tra Federazione, organizzazione e piloti, e la richiesta (il cui buon esito sembra solo una formalità) per il
ritiro del numero 65, storico di Capirossi, in omaggio alla sua eccezionale carriera.