Ci piace ricordarlo come ha fatto Valentino Rossi, con la morte nel cuore ma l’immagine di un sorriso – il suo, inconfondibile anche per il timbro – stampata sul volto: Marco Simoncelli ha perso la vita a Sepang, Malesia, nel corso del secondo giro del MotoGP penultima tappa del campionato mondiale, ultima curva della sua giovane vita.
Erano le 16.56 quando, con un bollettino medico ufficiale, la Clinica Mobile, che aveva provato a restituirgli la vita con 45 minuti di rianimazione, annunciava il decesso del 24enne pilota ravennate del team San Carlo Honda-Gresini: troppo gravi le ferite riportate a seguito di un contatto con le moto di Colin Edwards e del suo grande amico (una sorta di fratello maggiore) Valentino Rossi, che non sono riuscite ad evitare il suo corpo e la sua moto scivolati – tu guarda il destino – verso l’interno di una curva, quella fatale.
Stava lottando, come era solito fare, per tenere le ruote dei migliori e giocarsi l’occasione di ripetere il grande risultato di domenica scorsa a Phillip Island, quando si era presentato raggiante ai microfoni dei cronisti per avere ottenuto un ottimo secondo posto al termine di una gara corsa come solo un pilota maturo sa fare: lucidità nei momenti difficili, attenzione sotto la pioggia e poi spalancare il gas quando l’asfalto si è asciugato, per beffare Dovizioso.
In questa bagarre, forse a causa di una gomma ancora non perfettamente in temperatura, Simoncelli deve aver aperto troppo in fretta la manopola per rilanciare l’azione in rettilineo, quando la moto non gli ha risposto e si è chinata a terra con lui incastrato sotto; destino ha voluto che sulla traiettoria della sua caduta stessero transitando, anch’essi in lotta, Edwards e Rossi: impossibile evitare l’impatto, che però disgraziatamente è stato (o meglio: sembra essere stato, ma la Direzione Gara ha annunciato l’apertura di un’inchiesta) tra la ruota del pilota Tech 3 e il collo e il torace del “Sic”.
Le immagini dimostrano chiaramente come il numero 58 abbia perso, nell impatto, il casco, e sia finito esanime a bordo asfalto lasciando poco spazio alla speranza di chi seguiva le immagini da casa e dai box. Ci hanno provato i sanitari, agevolati dall’immediata bandiera rossa sventolata per annullare la gara (oggi non si è corso a Sepang, se non per quei due maledetti giri), ma senza esito: Marco Simoncelli ci ha salutati tutti, e a poco serve il pensare che questo sia accaduto mentre stava facendo la cosa che amava piùdi tutte le altre.