Klein ha poi optato per il motore del Ducati Scrambler 350, famoso per la sua affidabilità tanto che equipaggiava le A 350 Condor del 1967, moto in dotazione alle forze armate elvetiche: il propulsore è stato però smontato, lucidato pezzo per pezzo e poi rimontato, come si addice ad una vera moto special.
Gli altri particolari però non sono da meno: la sella minimalista sembra quasi incastrata sulla lamiera di alluminio fresata che va a costituire un codone molto sottile, le forcelle arrivano direttamente da una Yamaha RD, lo scarico è realizzato manualmente e ricorda un serpente per il fatto di essere molto snodato e avvolgente e poi ci sono molte altre peculiarità, tipo i comandi del piede, meno evidenti ma altrettanto significativi per l’insieme della motocicletta.
La mia special su base Ducati preferita rimane la 9 ½ ma devo ammettere che anche questa Ducati 350 Cafè Racer non è davvero niente male, soprattutto per gli amanti di moto grezze e minimal.
Il suo principale difetto è che l’insieme non rende giustizia ai singoli componenti, come se il preparatore si fosse quasi interessato di più alla cura anche maniacale del particolare, trascurando però il risultato finale: forse un maggior equilibrio generale avrebbe giovato di più anche se ammetto che parlare di difetti in una special del genere è un po’ come cercare il pelo nell’uovo e lascia davvero il tempo che trova.