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Moto Morini Corsaro: una belva made in Italy

Nel dicembre del 2003 i fratelli Berti hanno acquistato lo storico marchio bolognese Moto Morini con l’intento di rilanciarlo creando una motocicletta dotata di un motore fatto in casa che potesse riportare il costruttore agli antichi fasti: sono queste le premesse che hanno portato all’arrivo sul mercato della Corsaro, moto naked dalle prestazioni decisamente sportive.

La moto che ha rilanciato Moto Morini nel mondo delle due ruote è equipaggiata con il motore Bialbero Corsa Corta creato da Dante Lambertini (storico motorista della fabbrica bolognese): si tratta di un bicilindrico a V di 87° (quattro tempi, quattro valvole per cilindro, corsa x alesaggio pari a 66×107 mm) alimentato tramite un impianto Magneti Marelli con corpi farfallati da 54 mm, accoppiato con un cambio a sei marce ed una frizione multidisco in bagno d’olio (a comando idraulico e dotata di dispositivo antisaltellamento) ed in grado di erogare potenza e coppia massime pari rispettivamente a 140 CV a 8500 giri/min e 123 Nm a 6500 giri/min (dati rilevati all’albero). 
 
Il telaio, realizzato da Verlicchi (ma su progetto Morini), è del tipo a traliccio tubolare (con tubi di diametro variabile in acciaio ALS 450), mentre il reparto sospensioni può contare su una forcella Marzocchi Magnum pluriregolabile con steli rovesciati da 50 mm all’anteriore e su un monoammortizzatore progressivo Sachs dotato di numerose regolazioni; i pneumatici hanno invece misure pari rispettivamente a 120/70 ZR 17 e a 180/55 ZR 17 rispettivamente davanti e dietro. 
 
L’impianto frenante consta all’anteriore di un doppio disco da 320 mm accoppiato con pinze a quattro pistoncini mentre al posteriore è presente un unico disco da 220 mm. 
 
Disponibile nelle due colorazioni rosso/grigio e nero/grigio (quest’ultima forse un po’anonima), la Corsaro 1200 ha nella parte estetica il suo punto debole, visto che non ci sono soluzioni innovative e che il serbatoio in stile vintage non si accoppia affatto bene con la coda della moto, più moderna, spigolosa e incorniciata da due terminali Termignoni che sottolineano bene la grinta che la due ruote vuole trasmettere anche solo a chi semplicemente la osserva. 
 
In defintiva, però, si tratta davvero di una moto che rappresenta il meglio della cultura italiana delle due ruote e ciò non fa che aumentare il dolore per la triste vicenda societaria di un costruttore che può sicuramente dare ancora molto al motociclismo del futuro.