Moto Guzzi, il nuovo gioiello umilia anche Triumph: scrambler in edizione limitata, è un’opera d’arte

Mito contro mito, scrambler contro scrambler. Da Moto Guzzi nasce una moto in edizione limitatissima, che non teme nessuno, nemmeno la Triumph più amata del momento.

La scrambler è una moto che sta tornando prepotentemente di moda. Profuma di vintage e di libertà, ti porta sull’asfalto ma anche molto oltre. È grintosa, casual, sempre un po’ fuori dagli schemi. Molti marchi prestigiosi hanno proposto la loro versione, spesso ripresa da vecchi modelli rimasti nel mito.

Moto Guzzi Scrambler
Guzzi con troo Triumph, sfida all’ultima scramber nextmoto.it

Ducati, con la sua eleganza; BMW, con la sua personalità massiccia. E soprattutto Triumph, il nome che oggi più di tutti vuol dire scrambler. Manca qualcuno all’appello? Certo, mancava all’appello il mito di Mandello al Lario, quella Moto Guzzi che pur ha nei suoi libri di storia un bel numero di scrambler a cui attingere, e che hanno fatto palpitare generazioni, forse oggi un po’ lontane. Da qui nasce una novita che entra brutalmente nel panorama mondiale delle moto scrambler, con autorità tutta italiana. Ma, sorprendentemente, con un accento spagnolo.

Una scrambler essenziale e leggera

Si comincia dalla Moto Guzzi V7 Stone: una moto semplice, senza troppi fronzoli. È la versione base della gamma V7. Costa meno delle sorelle Special e Racer. Per questo è perfetta per chi vuole creare una special. Gli spagnoli di CRD hanno preso una V7 Stone seconda serie e l’hanno trasformata in una scrambler. Il risultato lo vediamo, è sorprendente.Moto Guzzi Scrambler

Gli artigiani della Café Racer Dreams hanno lavorato per alleggerire la moto e renderla ancora più essenziale. Hanno tolto i fianchetti laterali. Ora si vedono bene i filtri dell’aria K&N. La batteria è stata spostata vicino al forcellone. Il motore bicilindrico a V della Guzzi, ora più visibile, ringrazia.

Il serbatoio è quello originale. Solo una verniciata di blu e argento. Ricorda la V7 Sport degli anni Settanta, ed è un gran bel ricordare. Lo scarico invece è stato cambiato e sostituito con uno artigianale GR. Le sospensioni, ancora una volta, sono rimaste quelle di serie. I cerchi sono stati sabbiati e montati con pneumatici tassellati Continental.

La parte posteriore è la più “lavorata”: è stata completamente rivista. Sella corta, piatta, cattiva. Un accento di carattere che poggia su un nuovo telaietto posteriore. Anche i parafanghi sono nuovi, cromati in stile retrò.

Il manubrio largo Renthal appaga l’occhio e garantisce una guida comoda. La strumentazione è minimale. L’impianto luci è stato rinnovato. Davanti c’è un faro tondo con griglia. Dietro un piccolo faretto.

Questa creazione spagnola dimostra quanto potenziale abbia ancora oggi la piattaforma V7 e ci lascia con una grande domanda: “perché Moto Guzzi non lancia una moto così, ma in grande serie”? Non ce ne sarebbe per nessuno, nemmeno per marchi come Triumph.

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