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Moto Guzzi, i modelli da pista scaldano il mercato: che ritorno, è corsa per averle

Stanno tornando di moda le sportive Guzzi degli anni ’80, con prezzi che fanno girare la testa agli appassionati delle due ruote d’epoca.

C’è qualcosa di magico nel rombo di un motore Guzzi. Lo sanno bene i collezionisti che in questi mesi stanno dando vita a una vera caccia al tesoro. Nel mirino ci sono due gioielli made in Mandello che hanno fatto la storia: l’Imola 350 e la Monza 500.

Moto Guzzi V50 Monza II (Manuale Moto Guzzi) nextmoto.it

Come certi vini pregiati che col tempo acquistano valore, queste due regine della strada stanno vivendo una seconda giovinezza sul mercato del vintage. Le emozioni, le prestazioni, non passano mai di moda. E anche la tecnologia non è poi così anziana come l’anagrafe farebbe pensare.

Le regine della strada tornano a ruggire

Tutto iniziò nel 1979, quando la casa del lago di Como decise di dare una scossa al mercato. L’Imola 350 nacque così, come una piccola belva travestita da moto di tutti i giorni. Il suo cuore era un gioiello meccanico: un bicilindrico a V di 90° da 346 cm3 che tirava fuori 36 cavalli rabbiosi a 8.200 giri. Numeri che oggi farebbero sorridere, ma che all’epoca bastavano per far sognare i giovani motociclisti. La moto pesava solo 158 chili, agile come una gazzella ma con i muscoli di una tigre.

Moto Guzzi V35 Imola (Moto Guzzi immagine pubblicitaria d’epoca) nextmoto.it

Il successo fu tale che a Bologna, nel dicembre 1980, arrivò la sorella maggiore. La Monza 500 era pura grinta su due ruote. Il motore da 490 cm³ sprigionava 47 cavalli e spingeva l’ago del tachimetro fino a 170 orari. Un missile terra-terra vestito con eleganza: la carenatura sportiva, il cupolino integrato, le linee tese come corde di violino. La si poteva avere in azzurro, grigio metallizzato o nel rosso che aveva reso celebre l’Imola.

Non erano moto per tutti. La posizione di guida era da vera sportiva: manubrio basso, pedane arretrate, sella stretta. Niente comfort, solo puro piacere di guida. Sulla Monza non si potevano nemmeno montare le borse, colpa delle marmitte alte. Ma chi se ne importava? Queste moto nascevano per correre, non per fare la spesa.

Oggi il mercato è impazzito. Un’Imola 350 in buone condizioni non si trova a meno di 2.000 euro, e se è restaurata a regola d’arte il prezzo schizza oltre i 3.000. Per la Monza 500 serve ancora di più: si parte da 2.500 euro per esemplari normali, ma i pezzi ben conservati possono superare tranquillamente i 3.500 euro.

Gli appassionati più anziani sorridono, ricordando quando queste moto si potevano comprare nuove per poco più di due milioni di lire. Ma il tempo è galantuomo, e oggi quelle che erano moto sportive per tutti sono diventate pezzi da collezione. Oggetti del desiderio che raccontano una storia fatta di passione, ingegno italiano e quel pizzico di follia che ha sempre contraddistinto le moto di Mandello.

Il fenomeno non accenna a fermarsi. Come succede per i quadri d’autore, ogni anno che passa aggiunge valore a questi gioielli meccanici. E mentre i prezzi salgono, cresce anche la nostalgia per un’epoca in cui le moto erano ancora pure, senza elettronica, quando bastava un manubrio basso e un motore generoso per sentirsi piloti.