Honda è riuscita ancora a stupire tutti: l’ultima creazione ha lasciato tutti senza parole anche se stavolta non si è trattato di una sportiva.
Honda ha dato vita ad una creazione che non potrà non lasciare senza parole: stavolta non stiamo parlando di una moto super sportiva o al passo con i tempi, ma di qualcosa che va anche oltre. Questo progetto sarà capace di salvare numerose vite; tanti bambini avranno una possibilità in più: ecco tutti i dettagli.
La creazione di cui vogliamo parlarvi in quest’articolo non è appunto una moto o una due ruote, almeno per questa volta, ma un qualcosa che va oltre e aiuterà bambini purtroppo bisognosi di cure ospedaliere. Il progetto è stato lanciato in Spagna e le prime immagini che sono circolate hanno già commosso tutti.
Si tratta infatti di un robot che da Honda è stato rinominato ‘Haru’. Questo è stato utilizzato finora già in un ospedale spagnolo, nello specifico nell’ospedale universitario ‘Virgen del Rocío’ a Siviglia. Questo robot è dotato di intelligenza artificiale ed è stato sia progettato sia realizzato dalla ‘Honda Research Institute Japan Co., Ltd.‘ (HRI-JP) specializzata in ricerca e sviluppo di nuove tecnologie.
Haru è un robot di dimensioni compatte, basti pensare a un robot da tavolo alto 30 cm, che sta già lavorando a Siviglia con bambini e giovanissimi pazienti oncologici dell’ospedale universitario Virgen del Rocío (HUVR). Possiamo dire che Honda con questo progetto abbia fatto centro, visto che il robot sta già ottenendo un grande successo. Da quando si è iniziato il lavoro con Haru, infatti, il 95% dei bambini ha dimostrato una maggiore interazione nella riabilitazione.
Il robot riesce infatti a stimolare la conversazione dei bambini e allo stesso tempo a guidarli tramite i programmi di cura pensati specificatamente per loro. Proprio per il successo ottenuto, entro il 2027 saranno introdotti 10 nuovi esemplari di ‘Haru’ che saranno in grado di analizzare, tramite fotocamera e microfoni, le informazioni biometriche del bambino e anche l’avanzamento delle cure. La speranza è che questo possa arrivare in più ospedali possibili nel resto dell’Europa e, perché no, del mondo con l’obiettivo di fare la differenza.