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MotoGP

L’ex pilota della MotoGP non ha superato l’incidente: scatta una causa milionaria

Dopo un terribile crash i piloti, raramente, fanno causa all’azienda produttrice del modello di moto o al circuito. Ecco cosa è accaduto in questo caso.

Shane Daniel Byrne si è tolto la soddisfazione di correre in MotoGP, pur iniziando molto tardi ad andare forte in moto ma è nelle gare di Superbike britanniche che è esploso. Nel 2002 debuttò nel Mondiale Superbike come wild card, con cui partecipò nel 2003 alle gare di Brands Hatch, dove arrivò sul primo gradino del podio. Si aggiudicò anche il titolo britannico nella medesima stagione.

La causa del centauro della MotoGP (Ansa) Nextmoto.it

Nel 2004 esordì nel Motomondiale nel team ufficiale MS Aprilia Racing alla guida della RS Cube. In MotoGP affiancò il compagno di squadra Jeremy McWilliams. Byrne non andò oltre il ventesimo posto assoluto in classifica con 18 punti totali. Cominciò nel Motomondiale 2005, in sella alla Proton KR5 motorizzata KTM del Team Roberts ed in seguito su una RC211V del team Camel Honda al posto di Troy Bayliss. Strappò appena 6 punti. In casa Ducati è scattato un allarme.

Nel 2009 prese parte al campionato Mondiale Superbike con una Ducati 1098R del Team Sterilgarda, ma non ottenne risultati strepitosi. Ha vinto due gare in 3 anni. Il britannico è stato sei volte campione britannico Superbikeː nelle stagioni 2003, 2008, 2012, 2014, 2016 e 2017. Il 17 maggio 2018, al terzo giro di pista nel corso della giornata di Test MSVR del British Superbike tenutisi a Snetterton, scivolò alla curva 3, riportando contusioni ad entrambi i polmoni, frattura di tutte le costole, quattro vertebre, collo in due punti, setto nasale e clavicola.

La causa di Shane Daniel Byrne

“Shakey”, come era soprannominato nell’ambiente delle corse, ha lanciato una richiesta di risarcimento per oltre 1 milione di sterline contro gli organizzatori del BSB e il proprietario del circuito di Snetterton. Sono passati molti anni dal crash, ma da allora non si è più ripreso. Ha dovuto appendere il casco al chiodo, perdendo anche contratti e sponsor. Il pilota si schiantò contro una barriera di pneumatici ad una velocità di circa 100 km/h dopo aver percorso una distanza compresa tra i 55 e i 60 metri.

La causa milionaria di Shane Daniel Byrne (Ansa) Nextmoto.it

Byrne, oggi 47 anni, ha citato in giudizio Motorsport Vision Racing, l’organizzatore del BSB, il proprietario del circuito, Motorsport Vision, e il Motorcycle Circuit Racing Control Board, sostenendo che le misure di sicurezza non erano adeguate. “Normalmente ci sarebbero barriere d’aria in una curva come questa, ma tutto quello che potevo vedere era l’enorme e densa oscurità del muro di pneumatici. Quei due secondi sembravano minuti“, ha scritto Byrne nella sua biografia, ricordando il drammatico incidente.