Lambretta. Una parola teoricamente priva di significato, ma che per noi italiani ha una valenza davvero particolare. Lambretta infatti è il nome di uno storico scooter prodotto negli stabilimenti milanesi della Innocenti. Motore a 2 tempi funzionante a miscela di benzina e olio, 3 o 4 marce, con una cilindrata che variava dai 39 ai 198 cm3. Queste erano le specifiche di quella che per decenni fu (in compagnia della Vespa) il sogno di tutti gli adolescenti italiani. Putroppo però negli anni il mito si è sempre più affievolito. “Merito” della gestione dissennata e irrazionale del brand.
Dal 1972 ad oggi infatti la Lambretta ha cambiato più volte proprietario. In primis è stata svenduta ad alcuni imprenditori indiani. Nel 2003 invece è passata (tramite “royalty”) nella mani di un corsorzio americano, mentre nel 2007 è stata nuovamente ceduta alla Motom Italia spa.
Questa precarietà ha comportanto non pochi problemi all’appeal di questo storico marchio. I vari gestori non sono riusciti in alcun modo a dar vita ad una produzione continuativa di ciclomotori, snaturando di fatto i tratti caratteristici del due ruote di Lambrate.
Non c’è dunque da stupirsi, se al giorni d’oggi il termine “Lambretta” sia caduto nel dimenticatoio. Questo trend però potrebbe a breve venir meno. In questi giorni infatti è stata ufficilizzata la partecipazione della Lambretta al motomondiale 2010, precisamente nella “ottavo di litro”.
Lo storico brand prenderà il posto dell’ex team Loncin, e verrà gestita da Nicola Casadei, uomo di fiducia della Engine Engineering di Alberto Strazzar. A questi si affiancherà anche Giancarlo Cecchini, che per l’occasione svolgerà la mansione di responsabile di sviluppo del motore. Resta ancora da definire invece il roster piloti, che al momento consta del solo Marco Ravaioli.