La svolta nel mondo delle moto arriva direttamente dalla Cina, che dopo aver dettato il passo sulle quattro ruote adesso ha un piano segreto anche per le due
Le aziende della Repubblica Popolare sanno come muoversi per mantenere alta la propria competitività e la testimonianza diretta è data proprio dal mercato delle moto. Diversi brand hanno acquisito ormai uno status internazionale e alla base c’è un approccio ben preciso e molto temuto.
Siamo stati abituati negli ultimi anni ad un’invasione cinese per quanto riguarda i modelli di auto elettriche. Europa e Stati Uniti sono dovuti ricorrere ai famosi dazi per contrastare questa sperequazione economica dovuta a prezzi molto più bassi delle concorrenza e una qualità che si avvicina agli standard occidentali. Una concorrenza sleale se così possiamo definirla, agevolata da un modello centrale nazionale che ha agevolato i brand del colosso asiatico.
Chi è cresciuto negli anni ’60-’70-’80, sa benissimo che in benchmark di riferimento era il Giappone, con le sue fuoriserie su due ruote, sinonimo di affidabilità e prestazioni. Da Honda a Yamaha, passando per Kawasaki e Suzuki, c’è l’imbarazzo della scelta nel nominare delle fuoriserie pazzesche. Oggi l’equilibrio geopolitico anche a livello di motori sta cambiando e la Cina è uno degli attori principali, anche per quanto concerne le moto. Alla base di tutto, però, c’è quello che è stato definito il metodo disruption, che crea un vantaggio competitivo importante. Vediamo di cosa si tratta.
La Cina ha il piano “disruption” per prendersi il mercato delle moto: tutti i dettagli
I grandissimi successi, di solito, nascono da prodotti o servizi che gli americani chiamano “disruptive“, cioè in grado di sconvolgere la struttura di valore di un mercato. Un prodotto disruptive crea subito grande appeal nel pubblico, rendendo vecchi istantaneamente i prodotti precedentemente esistenti.
La vera disruption riguarda innovazioni che si prendono la fascia bassa e media del mercato, perché vanno ad incidere, tagliando le gambe, anche sulla fascia più alta. Un esempio è dato dalle compagnie aeree low-cost, che hanno rivoluzionato il mercato sia negli Stati Uniti che in Europa. Ci si rimette forse qualcosa a livello di qualità ma non se ne può fare più a meno.
Le aziende cinesi, ma anche indiane, stanno andando su questo modello, perché lanciano modelli in continua evoluzione, con prezzi bassissimi, che rendono vecchio e obsoleto il mercato occidentale. Pur non avendo raggiunto il grado di raffinatezza tecnica dei competitor hanno saputo puntare su altro e lo schema funziona.
