Jorge Lorenzo è stato uno dei più grandi campioni di sempre nella storia della MotoGP e alcune sue frasi fanno riflettere.
Ci sono dei piloti che hanno dimostrato di saper scrivere pagine memorabili nella storia delle due ruote e indubbiamente uno di questi è Jorge Lorenzo. Lo spagnolo si è messo in evidenza negli anni per aver dato vita anche a delle battaglie eccezionali con fenomeni come Stoner, Marquez, Rossi e Pedrosa.
Sarebbe stato molto bello poter vedere in pista in lotta per il titolo mondiale anche due straordinari piloti come Lorenzo e Marco Simoncelli. Dopo il successo nella Classe 250 con la Gilera, il Sic era considerato in assoluto come uno dei più grandi talenti presenti in tutto il circus del MotoMondiale.
Il suo talento era sotto gli occhi di tutti e la crescita nel 2011 lo aveva portato a diventare nel breve periodo uno di quei piloti capaci di contendersi il titolo mondiale. Simoncelli aveva sicuramente uno stile di guida molto aggressivo e questo lo portava a non essere sempre amato da tutti, ma il suo sorriso era unico.
Risultava impossibile non amare quel pilota con quella folta chioma riccia e quell’amore sconfinato verso la vita. Per questo motivo ancora oggi, a distanza di ben 12 anni dalla sua tragica scomparsa, non si smette mai di ricordare quello che avrebbe potuto entrare nella storia del motociclismo come uno dei piloti di riferimento della sua epoca e di recente ne ha parlato anche Lorenzo.
“In moto non pensiamo al rischio”: Lorenzo si confessa
Per quanto negli ultimi siano diventati sempre più evidenti i miglioramenti da un punto di vista della sicurezza del motorsport, nessuno può negare come le gare presentino un altissimo tasso di pericolo. Lo sa molto bene anche Jorge Lorenzo che in carriera ha visto morire troppi colleghi.
Nel 2010 toccò a Shoya Tomizawa perdere la vita in quel di Misano quando correva in Moto2 e poi nel 2016 a Barcellona si dovette dire addio per sempre a Luis Salom. Le migliorie tecnologiche hanno evitato quest’anno sicuramente due possibili incidenti mortali, o comunque altamente pericolosi, il primo in MotoGP con Pecco Bagnaia a Barcellona e il secondo con Sergio Garcia in Moto2 a Valencia.
In entrambi i casi i sistemi di sicurezza straordinari delle tute hanno evitato guai peggiori. Lorenzo ha preso parte al podcast “Buscate la vida” e ha spiegato come le tragedie siano una di quelle componenti che tristemente fanno parte del mondo delle corse. “Non ho visto la morte di Simoncelli perché ero infortunato alla falange da Phillip Island. Ho visto però morire Tomizawa e Salom e per noi piloti è sempre altissima la paura di morire. Sappiamo i rischi che corriamo, ma quando sei in pista li devi dimenticare”.
Lorenzo dunque non ha potuto nascondere il fatto che correre in pista è molto rischioso ancora oggi ed è proprio per questo motivo che ha voluto concludere la propria carriera. Lo spagnolo aveva ottenuto tutto quello che si poteva chiedere dalla carriera ed era dunque giunto il momento di pensare anche alla propria salute fisica.