Il nuovo articolo 75 del Codice della Strada, in vigore dal 24 settembre, apre di fatto la via la tuning dell’impianto frenante su autoveicoli fino a 3,5 t e moto con cilindrata superiore ai 50 cc. Le nuove norme prevedono che le aziende costruttrici richiedano l’omologazione dei loro impianti al Servizio Tecnico del Dipartimento per i Trasporti, il quale provvede alle verifiche necessarie dopo il cui esito positivo la Direzione generale della Motorizzazione Civile rilascia il certificato di omologazione.
A questo punto i centauri che vogliano rivolgersi al settore aftermarket per migliorare le prestazioni della propria due ruote anche in frenata non dovranno far altro che scegliere il pacchetto da installare e rivolgersi ad un preparatore qualificato che esegua il montaggio e rilasci all’utente un certificato di installazione.
Le aziende motociclistiche hanno accolto con favore queste novità che permettono loro di ampliare il proprio catalogo di optional e anzi si stanno battendo, attraverso Confindustria ANCMA, per la liberalizzazione del tuning anche per altri componenti, cosa che per ora non sembra però in vista, almeno nell’immediato. Anche Brembo, azienda leader nel campo dei sistemi frenanti, ha accolto con favore la novità soprattutto perché potrà ora mettere a frutto anche in Italia la sua lunga esperienza in questo settore, iniziata addirittura 15 anni fa con una sperimentazione nelle gare automobilistiche Nascar.
La nuova norma ci avvicina un po’ alle normative più avanzate dei paesi del Nord Europa (Inghilterra e Germania) ma non ancora agli Stati Uniti, dove il tuning è assolutamente libero e anzi è diventato quasi un’arte a tutti gli effetti.