Il clone del Ciao fallisce: non ha funzionato per questo motivo, meritava di più

La moto che ha ricordato da molto vicino il Ciao della Piaggio è già finita nel dimenticatoio: ecco cosa non ha funzionato nel progetto.

Impossibile non ricordare il tanto acclamato Ciao. Gli amanti delle due ruote ancora oggi considerano il modello Piaggio un piccolo pezzo di storia, un veicolo utile e funzionale e capace di essere guidato da chiunque. Si tratta del ciclomotore anni ’60, rimasto in commercio fino ad inizio anni 2000, che corrisponde ad una delle moto più vendute di sempre in Italia.

addio al ciao
Il clone del Ciao fallisce: non ha funzionato per questo motivo, meritava di più (Canva) – Nextmoto.it

Un prodigio dell’ingegneria e del design nostrano, tipico degli anni del Boom economico. Con caratteristiche già uniche per l’epoca: motore a cilindro orizzontale da 49,77cm³ a due tempi funzionante con Miscela olio-benzina al 2%; carburatore Dell’Orto SHA 12/10; distribuzione regolata da una spalla dell’albero motore.

C’è chi successivamente ha provato ad imitare il Ciao, creando ciclomotori funzionali e dalle dimensioni contenute, utilissimi per circolare nelle grandi città in rapidità e maneggevolezza. Una delle ‘imitazioni‘ più chiacchierate è stata realizzata in modalità elettrica, da una azienda addirittura proveniente dalla Nuova Zelanda. Ma dopo le prime recensioni molto positive, il progetto sembra essersi dissolto nel nulla.

Il ‘Ciao’ neozelandese verso il fallimento: troppi costi per la moto elettrica

L’idea nata nel paese oceanico arrivava dalla UBCO, una startup neozelandese che aveva subito colto nel segno, realizzando con un investimento imponente una e-bike 2×2 a trazione integrale. Praticamente una fotocopia, riammodernata, del Ciao della Piaggio, almeno per caratteristiche e dimensioni, utilissima negli spostamenti brevi e rapidi.

UBCO e-bike
Il ‘Ciao’ neozelandese verso il fallimento: troppi costi per la moto elettrica (foto UBCO) – Nextmoto.it

L’intento era quello di rendere utile la e-bike in particolare per l’Australia Post, ovvero fornire questi ciclomotori per la logistica postale, uno strumento utile ai postini per muoversi in rapidità e sicurezza e adempiere nel miglior modo possibile al proprio lavoro. Tanto che erano arrivati finanziamenti prestigiosi e grandi attestati di stima per la UBCO.

Ma cosa non è andato per questo Ciao completamente elettrico? Nulla in particolare, se non che la startup ha cominciato a subire difficoltà finanziare, conti in rosso e troppe spese da coprire. Per questo la società è entrata in amministrazione controllata, sospendendo le operazioni e licenziando il personale. Il fallimento è alle porte, ma non certo per via della scarsa qualità della e-bike.

Non tutto è perduto, visto che la UBCO, viste le ottime idee ed i progetti ben architettati, potrebbe trovare nuovi proprietari ed essere rilanciata in modalità maggiormente controllata. Ma tutto ciò dimostra come il mercato dei ciclomotori elettrici sia davvero dispendioso, per il costo elevatissimo di componenti e manutenzione.

Gestione cookie