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I giapponesi hanno copiato l’iconico veicolo italiano: altro che la Cina

Incredibile progetto giapponese che guarda con grande interesse all’Italia, mettendo a tacere le critiche verso la Cina.

Il Giappone è da sempre una delle nazioni più blasonate e storiche per quanto riguarda la produzione di moto e di auto, ma a quanto pare alle volte anche in questo Stato c’è la necessità di prendere spunto dall’Italia. Il Belpaese detta da sempre la linea, soprattutto per quanto riguarda la qualità estetica dei modelli motoristici.

Il Giappone “copia” l’Italia (nextmoto.it)

Da questo punto di vista nessuno davvero può mettere in discussione la grande bellezza e finitura dei marchi italiani, anche se per quanto riguarda la qualità tecnica, a quel punto diventa anche difficile mettersi in competizione con le giapponesi. Queste sono considerate le moto per eccellenza per quanto riguarda la qualità del prodotto e soprattutto la loro durata nel tempo.

Va detto però che molto spesso è l’Italia a essere la nazione in grado di dare il via a una serie di innovazioni sul mercato epocali. Lo si vede perfettamente con il caso della Apecar della Piaggio, una tre ruote che ha saputo entrare nella leggenda e che a quanto pare è presa come punto di riferimento anche in Giappone.

Daihatsu Midget: sembra la Apecar

A ben guardare la Daihatsu Midget si capisce fin da subito come le sue caratteristiche estetiche siano davvero molto simili a quelle della Apecar. Non vi è dubbio alcuno sul fatto che questa sia una vettura molto pratica per i viaggi brevi, comodissima per spostamenti soprattutto nei paesi, anche se la versione giapponese mostra sicuramente qualche piccola differenza.

Daihatsu Midget (Toyota Press Media – nextmoto.it)

Partiamo dal fatto che si tratta di un vero e proprio mito per la Daihatsu, tanto è vero che la sua progettazione iniziò nel 1957 e si concluse solo nel 2002. 45 anni di gloria assoluta, per un modello che si presentava con dimensioni molto contenute, con una lunghezza da 286 cm, una larghezza da 130 cm e un’altezza da 165 cm, con un peso di 570 kg.

Il motore che montava al proprio interno era un 3 cilindri da 659 di cilindrata che aveva modo di erogare un massimo di 30,9 cavalli. Un mezzo che in Giappone e in Asia ottenne un grande successo, un po’ come è accaduto in Italia per l’Apecar. Due idee similari giunte nello stesso periodo, con la volontà di dare al popolo un mezzo pratico ed economico che era alla base del progetto sia della Piaggio che della Daihatsu.