Modificare in questo modo “l’aspetto fisico” di una moto è giusto? Bella domanda. Sicuramente adesso nessuno si azzarderà a prendere in giro per le dimensioni questo motociclo giapponese. La domanda però rimane la stessa: come diavolo ce lo hanno infilato là sotto quel coso?
Il tuning è un mondo affascinante, sia che venga operato sulle automobili come succede più spesso, sia che le motociclette siano l’oggetto della modifica. Questo modello molto diffuso è famoso per due cose: il basso costo e le piccole dimensioni del suo propulsore ma attenzione a lasciarsi andare agi stereotipi. Vi presentiamo il giapponese “di grosso calibro” che non ti aspetti di incontrare.
Per il tempo libero
Tra i tanti veicoli che la ormai famosissima casa Honda ha proposto sul settore delle due ruote non possiamo non considerare tra i più di successo la Honda Grom. In Italia questa piccola moto dalla cilindrata estremamente contenuta destinata ai piloti meno esperti si chiama anche MXS125, si, parliamo proprio della sua cilindrata. La due ruote è anche disponibile in versione 50cc ma solo se siete residenti in un paese asiatico dove questa versione è stata commercializzata a lungo.
La Grom insomma è la motocicletta perfetta per un tuner alle prime armi che intende trasformare una moto senza troppe pretese in qualcosa di più…corposo, se così possiamo dire. Il tuning di cui parliamo oggi per esempio fa davvero paura anche perchè lì sotto – ad occhio proprio – non avremmo mai pensato che si potesse infilare qualcosa di così grosso e potente, parola nostra.
Troppo potente
Facciamo un passo indietro e spostiamoci dal Giappone dove la MSX125 è stata concepita in Italia per conoscere uno dei motori più spaventosi attualmente disponibili sul mercato delle due ruote: c’è un motivo se il marchio italiano Ducati ha una certa reputazione sia sul mercato civile che in pista: molti suoi modelli erogano una potenza che arriva ai limiti del Gentleman Agreement senza troppe difficoltà.
Tra i propulsori più famosi troviamo quello della Ducati Panigale V4, del resto, da una superbike che omaggia il Borgo che ha dato i natali al brand cosa potevamo aspettarci? Sulle ultime versioni della motocicletta, il propulsore è un grosso e potente motore a due cilindri a due tempi con una cilindrata di oltre 1.100 cc ed una potenza al banco di prova superiore ai 215 cavalli a 13.000 giri. Specifiche che fanno paura.
Cambio di piani
Immaginate montare un motore così ingombrante sotto il piccolo telaio della Grom, una motocicletta che può essere facilmente scambiata per un giocattolo da una persona non esperta di motociclismo. Come lo hanno fatto sul serio? Ebbene si, la modifica ha avuto luogo in Thailandia ed è stata operata da Mario Kleff che per le sue modifiche fuori di testa è conosciuto come “Il Drago” nel settore delle due ruote!
Potete ammirare il risultato qui sopra anche se i test…non sono andati tanto bene. A quanto pare, Il Drago ha tenuto fede al suo soprannome dato che la motocicletta ha letteralmente preso fuoco al primo tentativo di accensione! Kleff però ha la testa dura e avrebbe già ordinato un nuovo propulsore ancora più potente del primo per riprovarci: del resto la strada per il successo è costellata di fallimenti, o no?
La motocicletta ha acquisito ben trenta chilogrammi di peso dopo la modifica, superando abbondantemente il quintale che viene indicato come peso a vuoto sul libretto di circolazione. La moto così dotata, qualora dovesse funzionare davvero, supererebbe il limite massimo di 300 chilometri orari che le moto stradali possono ufficiosamente raggiungere. Oltre tutto, non conosciamo le leggi thailandesi ma una cosa simile difficilmente potrebbe essere legale in Italia se non dentro una pista appositamente affittata.