Contemporaneamente il costruttore americano si trova a dover fare i conti con le richieste dei sindacati (che rivendicano le indennità di licenziamento e sanitarie per i dipendenti che hanno perso il posto di lavoro a causa dei tagli del personale) e con un’età media dei clienti piuttosto avanzata, cosa alquanto preoccupante in prospettiva futura e motivo per cui la gamma 2011 di Harley Davidson ha riproposto alcuni modelli che avevano attirato l’interesse dei più giovani.
In questo senso sono state poco lungimiranti le decisioni di chiudere Buell e di vendere MV Agusta, marchi decisamente più adatti per attirare un pubblico più giovane soprattutto nei mercati europei dove la casa di Schiranna può contare su uno zoccolo duro di appassionati che il main brand non ha e forse non avrà mai.
Di certo il calo delle vendite e le richieste dei sindacati mettono gli amministratori di Harley di fronte ad una situazione che richiederebbe forti investimenti che la casa di Milwaukee forse non si può permettere e che rischiano di compromettere ancor più una situazione non certo brillante, tanto che c’è chi profetizza un abbandono degli storici stabilimenti nel Wisconsin che avrebbe davvero dell’incredibile perché colpirebbe al cuore la storia e il mito stessi del marchio.
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