Il passo indietro della Ducati non se lo aspettava nessuno ma è avvenuto. Tifosi e appassionati nel panico ma c’era una possibilità di svolta.
Oggi ci siamo abituati a vedere il marchio di Borgo Panigale in vetta su una miriade di classifiche. Oltre a primeggiare nella MotoGP, infatti, Ducati è divenuta nel tempo una vera regina fra le case motociclistiche di livello mondiale. Eppure, ha passato anni di crisi profonda, dovuta anche a dei flop che ciclicamente si ripetono rovinando quanto di buono fatto fino a quel momento.
Ci ricordiamo di quando negli anni ’70 la crisi dei motori desmodromici a coppie coniche Bevel Drive e il controllo statale del marchio avevano affossato la Ducati. Per quanto tali propulsori fossero apprezzatissimi, erano molto costosi da poter produrre. Nel 1985, poi, fu la Cagiva a tentare di risollevare le sorti del brand italiano, ma le difficoltà economiche e la gamma molto ridotta non consentirono una rinascita.
Fermiamoci un attimo agli anni prima di quando negli anni ’90 Texas Pacific Group tentò di rilanciare la Ducati affidandosi alla Monster, ma poi anch’essa si è incartata nella volontà di arrivare a guadagni rapidi, senza una vera strategia a lungo termine. Rimanendo negli anni ’70, quelli di crisi più profonda del marchio di Borgo Panigale, ricordiamo uno dei primi flop che aveva fatto pensare alla possibilità che poi ce ne sarebbero stati altri nel tempo, come infatti è avvenuto. Ci soffermeremo, quindi, al momento in cui un modello attesissimo dagli appassionati divenne un vero e proprio disastro commerciale.
Problemi meccanici e alti prezzi sul mercato furono una vera mannaia per un modello che è rimasto nella storia della Ducati come uno dei peggiori. Erano gli anni in cui IVA, inflazione e costo della benzina rendevano la vita davvero dura agli italiani e queste problematiche sono ricadute sulle scelte degli acquirenti.
In quegli anni nacquero la Ducati GTL 350 e la GTL 500, la prima in vendita a 1.304.800 lire e l’altra a 1.450.000 lire. In confronto alle rivali nipponiche, i prezzi erano altissimi e ciò influi molto a livello commerciale. Eppure, erano delle moto molto buone per quanto riguarda il profilo dinamico, specie per le prestazioni ciclistiche, ma non erano all’altezza sul fronte dei materiali e della cura dei dettagli.
Il progetto GTL fu affidato all’ingegner Tumidei e montò sulle due versioni dei motori bicilindrici paralleli, capaci di sostituire la gamma delle monocilindriche monoalbero. I problemi erano diversi, però, e anche in Ducati la GTL fu denominata “demonio”, visto che emergevano guai tecnici continuamente.
Ne ha parlato anche Silvio Manicardi, Responsabile tecnico dell’epoca, il quale ha affermato: “Si rompevano varie parti, c’erano vibrazioni e, soprattutto problemi alla circolazione dell’olio” (Fonte: Insella.it). Per fortuna, oggi siamo abituati a vedere delle Ducati ben più efficienti, specie da quando Investindustrial ha risollevato le sorti del marchio, ma nel tempo sono stati diversi i flop a Borgo Panigale (Indiana 350/650, la 906 e la 907, la MH900e, la Multistrada 1000 DS, etc.).