Come un fulmine a ciel sereno, una delle case automobilistiche più determinate nella corsa all’elettrico fa marcia indietro e riapre le porte ai motori ibridi.
Chi segue il mondo dei motori ricorderà bene l’annuncio di Lotus: la Emira sarebbe stata l’ultima auto con motore termico della storia del marchio. Una promessa solenne, quasi un manifesto per il futuro. Eppure oggi, come spesso accade nel mondo dell’automobile, le certezze di ieri lasciano spazio ai dubbi di oggi.
La casa di Hethel, gioiello britannico ora in mani cinesi, sta ripensando la sua strategia. E non è un cambiamento da poco. La svolta arriva come una doccia fredda per gli appassionati del tutto elettrico. Il CEO Feng Qingfeng ha rivelato che Lotus sta lavorando a un super ibrido plug-in.
Quando la realtà bussa alla porta
Una notizia che sa di rivoluzione per chi aveva creduto alla svolta elettrica totale del marchio. Ma dietro questa decisione si nasconde una tempesta perfetta di fattori che hanno costretto il costruttore a rivedere i suoi piani.
I dazi sulle auto elettriche cinesi hanno colpito duro: in Europa si parla del 28,8%, mentre negli Stati Uniti il rincaro tocca addirittura il 100%. Un salasso che rischia di rendere proibitive vetture già di per sé costose. Basta pensare che la Eletre parte da 98.500 euro, mentre per portarsi a casa una Emeya servono almeno 111.000 euro. Come pretendere che qualcuno sia disposto a pagare quasi il doppio?
Ma non è solo questione di soldi. Il mercato sta mandando segnali chiari: molti consumatori non sono ancora pronti ad abbracciare l’elettrico puro. Come una marea che sale, le vendite di ibride plug-in continuano a crescere, soprattutto in Cina. E Lotus non può permettersi di ignorare questi segnali.
La risposta del marchio è ambiziosa: una tecnologia ibrida di nuova generazione, con una batteria capace di ricaricarsi in un lampo grazie a un’architettura da 900 volt. Un compromesso intelligente tra prestazioni pure e praticità quotidiana, che potrebbe rappresentare la chiave di volta per il futuro del marchio.
Questa decisione racconta molto più di un semplice cambio di strategia. È come se Lotus avesse deciso di togliersi le lenti rosa dell’idealismo per guardare la realtà con occhi più pragmatici. La transizione verso un futuro più sostenibile non deve per forza essere un salto nel buio. Può essere un percorso graduale, fatto di passi misurati e soluzioni ibride. Una lezione che potrebbe far riflettere anche altri costruttori, stretti tra le promesse di un futuro un po’ troppo affrettato e le sfide di un mercato che non perdona.