Valentino Rossi ha fatto la storia della MotoGP, ed oggi vi parleremo della moto con cui ha scritto la storia. Ecco i dettagli.
La stagione 2024 di Valentino Rossi lo vede impegnato su vari fronti, a cominciare dalla nuova avventura nel FIA WEC. Il pilota di Tavullia è sempre impegnato sulla BMW M4 GT3 del team WRT, con la quale ha chiuso quarto alla gara in Qatar, la prima tappa di questo campionato, un debutto davvero da favola.
Tra poco partirà anche il Fanatec GT World Challenge, senza dimenticare il grande impegno con il suo team in MotoGP. Nelle prossime righe, vi parleremo di una vera e propria leggenda che ha dominato la scena assieme al “Dottore”, una delle moto più vincenti della storia delle due ruote. Andiamo a scoprirla.
Valentino Rossi, la storia della Yamaha YZR-M1
Il debutto dell’era MotoGP è datato 2002, anno in cui Valentino Rossi macinò la concorrenza in sella alla Honda, all’epoca moto di riferimento per la top class. Anche il 2003 seguì lo stesso copione, e tutto lasciava pensare ad un’epoca dominata dal “Dottore” assieme alla casa dell’Ala Dorata. Tuttavia, in quel momento arrivò la chiamata di Davide Brivio della Yamaha, che lo convinse a passare al brand di Iwata.
Fu così che dal 2004 in avanti, il pilota di Tavullia divenne un rider ufficiale Yamaha, vincendo sin dalla prima gara in Sudafrica, piegando la sua vecchia Honda, guidata da Max Biaggi. Fu l’inizio di un periodo glorioso, che lo portò a vincere 4 mondiali in 6 anni sino al 2009. La moto che ha sempre guidato per la Yamaha è stata la YZR-M1, che il brand nipponico ha schierato a partire dal 2002, ovviamente con le sue varie evoluzioni.
Si tratta dell’unico prototipo nella griglia della MotoGP che non ha mai abbandonato il motore 4 cilindri in linea, e c’è da dire che l’inizio della sua esistenza non fu affatto positivo. Il biennio 2002-2003 fu disastroso, con la Honda che appariva lontana anni luce. Il primo modello venne sviluppato assieme a Biaggi e John Kocinski, anche se quest’ultimo non la portò al debutto assieme al rider capitolino, cedendo la sella a Carlos Checa in gara.
Nelle prime tappe del 2002, il motore 4 cilindri in linea aveva 5 valvole per cilindro e 942 cc di cilindrata, poi portata 990 cc. Ci furono vari aggiornamenti anche sul telaio, ma non arrivarono risultati. Il 2003 fu un vero e proprio disastro dopo l’addio alla carburazione tradizionale per passare all’iniezione elettronica. Biaggi decise di andarsene, unendosi alla Honda del team Pons.
Nel 2004, con l’arrivo di Valentino Rossi, si passò da 5 a 4 valvole per cilindro, con i motoristi che riuscirono a tirare fuori maggior potenza. Dopo tanti test, la moto si dimostrò competitiva, dominando la stagione, anche grazie all’immenso talento del pilota di Tavullia. Nel 2005 divenne la moto da battere, ed i risultati diedero ragione alla scelta del nove volte iridato, che poi tornò ad imporsi anche nel biennio 2008-2009. Quella moto diede poi tre titoli ad Jorge Lorenzo e quello del 2021 a Fabio Quartararo, mentre oggi affronta una crisi dalla quale non riesce ad uscire.