Il mondo delle e-bike si evolve. Tra le novità una in particolare che potrebbe cambiare per sempre il settore.
La rivoluzione arriva dalla Francia e riporta in termini più romantici l’idea di e-bike. Molto spesso quando si parla di biciclette elettriche, si tende ad avvicinarle a dei motocicli, ma nel caso del modello transalpino, anche volendo non sarà possibile.
Il motivo è che è priva di batteria, cavi o prese di corrente. In questo approfondimento ne scopriremo di più.
La bici elettrica senza batteria, ecco come funziona
Partiamo intanto dal nome, Pi-pop che ricalca semplicemente quello dell’azienda che la produce. Come detto la sua peculiarità è l’essere elettrica, ma senza un dispositivo a batteria che la faccia funzionare. Dunque, è molto semplice comprendere che l’unico motore a cui ci si può affidare sono le proprie gambe. L’energia muscolare di chi è in sella, impressa anche in fase di frenata, diventa essenziale per il movimento.
Il concetto si basa su quello della dinamo, ma con maggiore efficienza grazie all’utilizzo di supercondensatori. Un po’ come capita da tempo sulle quattro ruote, tutto ruota attorno alla rigenerazione quando si rallenta. Sul tema hanno già ragionato altre compagnia, ad esempio la Vello + Titan, già un decennio fa aveva portato in auge in brevetto dell’italia Zehus, riguardante il recupero dell’energia cinetica.
Qui però il cuore è rappresentato dai succitati supercondensatori. Cosa sono? Semplicemente degli strumenti che accumulano energia grazie ad un processo elettrostatico, a differenza delle comuni batterie che si affidano alla chimica.
I materiali sono facilmente reperibili e vanno dalla cellulosa al carbone attivo, dai polimeri plastici all’alluminio. I benefit assicurati sono numerosi, dalla ricarica al 100% nello spazio di una manciata di secondi, le componenti di cui è fatta sono riciclabili, l’accumulatore è leggerissimo e i cicli di carico e scarico possono essere continui.
Gli strumenti adoperati sono all’avanguardia e al contempo conosciuti e ben rodati, essendo già sfruttati sugli EV. Come detto l’energia cinetica viene recuperata e restituita in accelerazione.
Il momento più critico è quello della ripartenza, visto che il consumo energetico va di pari passo con il peso del mezzo, ma in generale è una soluzione decisamente conveniente e a dispetto della scarsa considerazione, potrebbe essere decisiva per la riduzione dell’inquinamento.
Ci sono tuttavia degli svantaggi, come il peso della bicicletta stessa che supera i 20 kg e dunque non rende certo agevole affrontare tratti in pendenza e in alcuni casi pure in pianura.
Altro neo è rappresentato dalla rapidità in cui si scarica, non proprio elevata, per cui il rischio è di trovarsi a secco di energia quando se ne avrebbe bisogno.
I vantaggi si concentrano sulla sostenibilità e il rispetto dell’ambiente. In più a differenza delle nomali batterie non patiscono l’effetto memoria e possono durare fino a 15 anni, ovvero anche di più rispetto alle batterie agli ioni di litio o al piombo.
Attualmente prodotta in pochi esemplari la Pi-Pop ha un prezzo non bassissimo, venendo 2450 euro. Tra le dotazioni citiamo il cambio Shimano a sette rapporti, la forcella telescopica ZOOM e i freni a disco. Non ci sono livelli di assistenza e la ricarica è autonoma.