Il successo ha galvanizzato la Ducati che potrebbe ampliare il suo programma nel motomondiale. Cosa c’è di vero.
Gigi Dall’Igna è arrivato in Ducati nel 2013 con l’obiettivo di riportare al successo il marchio italiano, amato e apprezzato in tutto il mondo per il suo carattere inconfondibile. Dai titoli marche e piloti conquistati con l’aiuto di Casey Stoner nel 2007 era già trascorso un bel po’ di tempo, ma per cominciare a raccogliere quanto seminato dalla nuova dirigenza tecnica e sportiva, l’attesa per i tifosi è stata ancora più lunga.
Soltanto nel 2022 si è giunti alla nuova consacrazione, con Pecco Bagnaia in grado di battere la Yamaha di Fabio Quartararo e grazie anche ai punti portati a casa dall’ex Jack Miller, la Rossa di Borgo Panigale è tornata in vetta in MotoGP. La festa però non è finita, perché pure in Superbike la vittoria è stata doppia per merito di Alvaro Bautista.
E in un questo inizio di stagione il trend sembra essere lo stesso. Il piemontese comanda nella generale della top class del motomondiale, e l’iberico domina incontrastato in quella delle derivate di serie con dodici centri in tredici manche finora disputate.
Dunque sfruttando questo stato di grazia, la Casa emiliana avrebbe fatto un pensierino su un’eventuale evoluzione. La creazione di un team nella categoria minore del Mondiale.
Tutto è partito da una dichiarazione di Luca Boscoscuro, patron della Speed Up in Moto 2, secondo cui gli attuali motori monocilindrici quattro tempi usati nella classe più piccola, non sarebbero abbastanza potenti da permettere ai corridori di fare la differenza e mostrare le proprie doti di guida, ma al contrario aumenterebbero il rischio di incidenti e manovre pericolose.
La sua proposta è stata quindi quella di passare da 250 cc a 400 cc o addirittura a 500 cc, incrementando a due il numero dei cilindri. In molti sembrano aver accolto bene questo suggerimento, da Sito Pons, a Jorge Martinez, da Dani Pedrosa a Massimo Rivola di Aprilia.
Il tema è già stato materia di discussione in seno alla Dorna ed è stato tirato fuori più volte anche a seguito dell’aumento della cilindrata da 600 a 765 delle moto della serie cadetta nel 2019, e il passaggio da 800 a 1000 di quelle della top class nel 2012.
Un cambiamento del genere sarebbe l’ideale altresì per agevolare l’ingresso di più costruttori, visto che oggi i telai sono realizzati in maggioranza dal Gruppo Pierer.
Interrogato a tal proposito dal sito tedesco Speedweek, il responsabile tecnico di Ducati Corse ha nicchiato, ammettendo tuttavia che i mezzi utilizzati sono effettivamente un po’ troppo semplici. Sulla possibilità invece di vedere la Rossa competere in Moto 3, l’ingegnere di Thiene è rimasto sull’evasivo rivelando però come il pensiero lo stuzzichi.
E la ragione è semplice. Un po’ come in F1 le Academy servono per svezzare e forgiare i piloti del futuro, così il 56enne si immagina un loro ipotetico debutto tra i “piccoli”. Ciò significa che la squadra avrebbe l’opportunità di far crescere dei ragazzi nel proprio vivaio, per poi condurli fino alla MotoGP senza bisogno di cercarli altrove.