Il marchio Ducati ha tirato fuori l’ennesimo capolavoro, anche se qui c’è anche lo zampino di qualcun altro. Scopriamo i dettagli.
Le sfide della Ducati si moltiplicano di anno in anno, eppure i risultati sono sempre eccezionali. La casa di Borgo Panigale, giusto la scorsa settimana, ha reso noto di aver superato ancora una volta il miliardo di euro di fatturato, immatricolando quasi 60.000 moto. Si tratta del terzo anno in assoluto nel quale ne ha vendute di più nella sua storia, un risultato di livello eccezionale, che fa felici tutti i suoi appassionati.
Come detto in apertura, la Ducati è impegnata su più fronti, ed oltre ai successi sul prodotto, fanno davvero ben sperare quelli in tutto il mondo del motorsport. Nelle prossime righe, vi parleremo di un nuovo capolavoro che è stato realizzato partendo da una base della casa emiliana, che ha subito uno sviluppo davvero eccezionale.
Ducati, ecco il gioiello per l’Africa Eco Race
Sappiamo come la Ducati abbia strizzato l’occhio anche al Motocross annunciando un programma ufficiale lo scorso anno, ed in italia è già arrivata una grande vittoria con Alessandro Lupino. Una delle moto più interessanti prodotte dalla casa di Borgo Panigale in tal senso è la DesertX, che è stata elaborata da Engines Engineering per competere all’Africa Eco Race. Questa è una competizione che si tiene a gennaio sui vecchi percorsi della Dakar, una sfida per auto, moto e piloti.
Ebbene, partendo dalla DesertX, il grande pilota Paolo Caprioni, che ha corso per cinque volte questa competizione, ha collaborato allo sviluppo di un gioiello estremo, che è riuscito ad arrivare alla bandiera a scacchi, un’impresa affatto facile. Il rider ha lavorato a lungo con il team di sviluppo ed ha poi anche corso la gara alla sua guida, senza mai incappare in gravi problemi ed arrivando tranquillamente al traguardo.
Nelle ultime ore, è stato annunciato che la Ducati in questione verrà prodotta in serie per un piccolo gruppo di piloti privati, con un prezzo che è compreso tra i 35.000 ed i 40.000 euro, di certo, non una spesa troppo alta considerando il lavoro che c’è dietro e ciò che rappresenta questo mezzo. In alternativa, verrà messo a disposizione un kit per elaborare la propria DesertX, in modo da renderla molto similare a quella in questione. La moto è stata chiamata Mina, diminutivo di Jasmine, un nome del deserto.
Si tratta di una moto atipica se vogliamo, ovvero una bicilindrica per l’off-road, anche se sono molti i modelli di questo tipo che stanno seguendo questa scelta. Il peso è di 198 kg senza benzina, ma tutte le bicilindriche non sono famose per la loro leggerezza. Il forcellone è stato allungato per caricare l’avantreno, alla ricerca di una maggiore stabilità. Il motore ha una potenza massima di ben 110 cavalli, e sull’elettronica è stato fatto un grande lavoro, eliminando ausili e sensori non reputati fondamentali. Tutto è stato fatto per migliorare l’approccio alle dune ed alla sabbia, ed i risultati si sono subito visti tutti.