Ve le ricordate? Sembravano le moto destinate a rivoluzionare il futuro delle due ruote e invece sono finite con l’essere un vero e proprio flop. Ecco tutto svelato
Il mondo delle due ruote è pieno zeppo di moto che sono entrate a pieno titolo nelle pagine di storia. Vuoi per le loro prestazioni, vuoi per il loro design o vuoi anche per la loro volontà di innovare l’intero settore. Altre, però, sono entrate comunque nelle pagine di storia del motociclismo, seppure dalla porta (e dal verso sbagliato). Due ruote che sembravano destinate a fare scuola, a segnare addirittura una rivoluzione. E che invece si sono rivelati dei veri e propri flop.
Anche perché gli ultimi sono stati anni di fortissima sperimentazione, a volte fin troppo avventata e spregiudicata. In pochi ricorderanno il tentativo, mai andato realmente in porto, di produrre motociclette a trazione integrale. Un qualcosa che non ha mai preso piede, ad eccezione di Rokon, ad oggi l’unico vero produttore di moto 2×2. Eppure, il flop più clamoroso non è stato certo il loro. Anzi, se si paragonano le aspettative a quelli che poi sono stati i risultati di vendita e di diffusione, il tonfo avuto dalle motociclette col tetto è stato ben più pesante.
Moto con il tetto, dalle stelle alle stalle: dovevano rivoluzionare le due ruote, oggi sono dimenticate
Sarebbe più corretto definirli scooter, anziché motociclette vere e proprie. Agli inizi degli anni 2000, diverse case produttrici hanno provato a rivoluzionare il concetto di due ruote. Come? Aggiungendo l’unico grande comfort che storicamente manca a questi veicoli: il tetto. Fautore di questa rivoluzione fu il C1 di casa BMW, che venne presentato in pompa magna come lo scooter che avrebbe cambiato per sempre il concetto di mobilità urbana. Addirittura, grazie al suo innovativo sistema di cinture di sicurezza, era anche omologato per l’utilizzo senza casco.
E poi cosa ne è stato? Un flop quasi totale. Nonostante riparasse (in maniera sempre relativa, ndr) dalle piogge cittadine, estetica e soprattutto aerodinamica erano fortemente compromesse. Fenomeni di sbandamenti, mancanza di stabilità alle velocità più sostenute e quelle linee tutt’altro che gradevoli agli occhi dei puristi delle due ruote. Anche Benelli provò a lanciarsi nella mischia con il flop Adiva. In chiave moderna è un concept non più rivisto, anche se BMW stava valutando un clamoroso ritorno del C1 sotto forma di veicolo elettrico.