Aveva una linea sgraziata ma accattivante ed il motore di un’utilitaria diffusa in tutto il mondo. Ecco come nacque e morì la Harley brasiliana, costruita da una piccola officina situata nel paese più grande dell’America latina che purtroppo non ebbe mai la fortuna che avrebbe meritato per la sua ingegnosa storia produttiva. Vediamo di cosa si trattava.
Considerando che le Harley Davidson hanno iniziato la loro carriera secolare in una piccola officina privata di Milwaukee come poco più che biciclette con un motore imbullonato sul telaio, non è mica sbagliato paragonare il percorso della casa alla parabola purtroppo discendente di un’azienda privata nata in circostanze simili nel mezzo della Foresta delle Amazzoni: ecco la sorprendente motocicletta brasiliana che non avete mai guidato!
Ambizioni latine
Storicamente parlando non è che il Brasile, comunque una delle potenze mondiali in rapido sviluppo più importanti al mondo nonché il paese più grande dell’America Latina cartine alla mano, abbia mai avuto una grandissima industria automobilistica o delle due ruote con la maggior parte dei mezzi disponibili nel paese che sono stati importati da case come Alfa Romeo e Volkswagen nel corso dell’ultimo millennio.
Almeno un tentativo autoctono di costruire qualcosa di originale comunque c’è stato e risale ala fine degli anni settanta, precisamente al 1978 quando nacque la casa Amazonas o AME. Il coraggioso tentativo di creare dal niente un’industria dei motori nel grande paese latino ha conosciuto successi alterni ma vanta almeno un modello di cui è interessante parlare, anche perchè una cosa simile non si è mai vista al mondo.
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La motocicletta prodotta in serie Amazonas 1600 nasce a Manaus nel cuore della Foresta delle Amazzoni, uno dei maggiori spazi verdi incontaminati del mondo conosciuto: come potete immaginare, i mezzi a disposizione di una ditta nata letteralmente nel mezzo del nulla non erano poi tantissimi, cosa che l’aspetto poco aggraziato della motocicletta lascia trasparire da ogni bullone.
Costruita a partire dal 1978 la 1600 era una grossa motocicletta nata partendo da un telaio tubolare su cui vennero montati gli organi meccanici dell’unico veicolo disponibile in grande numero nel paese, la Volkswagen Beetle, motore incluso. In pratica, si trattava di una versione a due ruote del noto Maggiolone tedesco con una linea ispirata alle motociclette Harley Davidson dell’epoca – per ammissione del progettista e fabbro Daniel Rodriguez che arrivò da San Paolo per seguire il progetto – ma con prestazioni molto differenti.
L’orgoglio patriottico
Nonostante gli evidenti limiti del progetto, la Amazonas 1600 venne effettivamente prodotta in serie e finì per equipaggiare perfino le forze di polizia di alcuni comuni locali, suscitando una reazione orgogliosa nel pubblico brasiliano che finì per vederla come un’affermazione della potenza industriale del paese, ancora alle prime armi nel settore industriale. Alcuni esemplari vennero perfino esportati fuori dal Brasile finendo per circolare in America ed Europa nelle mani di privati e collezionisti.
Specifiche tecniche alla mano, la 1600 non era un progetto così impressionante: il motore del Beetle a quattro cilindri non erogava chissà quale potenza: il mezzo pesava 408 chilogrammi contro una potenza di appena 38 cavalli il che garantiva una velocità massima di 140 chilometri orari, aumentata tramite l’utilizzo di un propulsore potenziato sulle versioni in dotazione alla polizia stradale del posto.
Per citare un esperto di motori brasiliano: “La Amazonas era elegante e robusta come un camion”, definizione che ben delinea le caratteristiche salienti di questo mezzo a due ruote. La 1600 non era bella, potente ne fine ma era abbastanza robusta da reggere le dure condizioni delle arterie stradali brasiliane e facile da costruire e mantenere operativa. La moto uscì di produzione nel 1988 con il fallimento della Amazonas che al momento, è nelle mani di un investitore cinese che non produce nulla dal 2008: forse sarebbe ora di un bel ritorno alle origini?