Iniziò così e come tutte le grandi protagoniste della storia, la sua nascita avvenne quasi per caso. Ecco la vera storia del papà della Piaggio Vespa, la motoretta più influente d’Italia e forse del 900 in assoluto.
Oggi è la motoretta più riconoscibile, famosa e copiata del mondo: ma un tempo, l’idea alla base della Piaggio Vespa esisteva soltanto nella mente di un uomo che con la sua trovata finì per rivoluzionare per sempre il mondo dei trasporti. Ecco come è nata una vera icona del mondo delle due ruote mondiale.
Tutto partì così
A grandi linee, conosciamo tutti la storia della Piaggio Vespa, almeno le basi: il marchio italiano nel 1946 alla fine della Seconda Guerra Mondiale aveva intenzione di ripartire fornendo alla popolazione italiana in grande crisi e con pochissimo denaro da spendere per mezzi di trasporto e beni secondari un veicolo economico, dalla linea convincente e facile da utilizzare per sposarsi in città ma anche lungo le strade che collegavano i centri abitati ormai devastatati dai bombardamenti alleati prima e tedeschi dopo l’armistizio.
Proprio in un contesto di disperazione, la Vespa diventò uno dei simboli del rilancio della nazione nonché del boom economico negli anni cinquanta quando gli aiuti economici, la fondazione della Comunità Economica Europea e il generale rilancio economico del paese fece si che il mondo dei trasporti privati ripartisse alla grande. Ma ci sono alcuni dettagli che solo i veri appassionati conosceranno.
Un uomo e un’idea
Il vero creatore della Vespa è un uomo che – che ci crediate o no – non sognava affatto di cambiare il mondo delle motociclette. A dirla tutta, l’abruzzese Corradino D’Ascanio non era interessato alla terra ma volgeva il suo sguardo al volo, essendo appassionato di alianti ed aeroplani fin da piccolo. Il futuro papà della Vespa crebbe costruendo già da giovani dei prototipi di alianti con alterno successo ma la svolta, sarebbe arrivata dopo la guerra.
Durante il secondo conflitto mondiale infatti la casa Piaggio non produsse solo alcuni aeroplani civili e militari ma si concentrò anche su un’invenzione potenzialmente rivoluzionaria: l’elicottero che però i bombardamenti alleati nel 1943 renderanno infattibile. Un vero peccato considerando che il Piaggio PD3 sarebbe potuto essere il primo vero elicottero operativo della storia in guerra, titolo che spettò invece al Flettner FL282 Kolibri costruito quasi in contemporanea dai nazisti.
Tra rimpianti e battute
Fino alla fine dei suoi giorni nonostante l’enorme impatto che la sua creazione avrebbe avuto sul mercato mondiale, si dice che Corradino abbia rimpianto di aver creato lo scooter: questo perché dirottare le sue energie creative sul prototipo del motorino in mancanza di fondi per il suo principale progetto di realizzare un elicottero impedì di fatto alla ditta italiana di tentare il tutto per tutto con il mezzo volante.
D’Ascanio morirà nel 1981 ad oltre novant’anni senza la modesta soddisfazione di aver costruito un solo elicottero. E’ proprio vero che non sempre i soldi ed il successo sono la realizzazione per una persona. Ma non è tutto perchè c’è un’altra cosa divertente da sapere sulla creazione ossia il motivo del suo bizzarro nome.
Molti potrebbero credere che il nome Vespa derivi dal classico rumore del motore del veicolo, simile ad una Vespa incastrata in un contenitore di metallo ma non è così. Sembra che infatti uno dei dirigenti dell’azienda vedendo il disegno della creazione di D’Ascanio abbia esclamato questa frase: “Questa dovrebbe portare due persone con quel vitino da Vespa?”. A quanto pare, poteva eccome, cosa che la piccola Vespa ha fatto con orgoglio per oltre settant’anni fino ad oggi.