Casey Stoner era l’unico in grado di far volare la Ducati negli anni Duemila, ed ora proveremo a scoprire come ci riusciva.
Tra i fenomeni più incredibili che abbiano mai messo piede in MotoGP, Casey Stoner è senza dubbio uno dei più forti di tutti i tempi, che è riuscito a scrivere pagine di storia nonostante i pochi anni di permanenza in top class. Il suo debutto avvenne nel 2006 e si ritirò già nel 2012, a causa di problemi di salute che gli tarparono le ali, ma che di certo non ci hanno impedito di assaporarne il talento.
Stoner è stato il primo a vincere il titolo mondiale con la Ducati, in quel 2007 da sogno nel quale fu protagonista di imprese eccezionali, su una moto che nessun’altro riusciva a capire. Nelle prossime righe, daremo un’occhiata alle parole di un altro ex ducatista, che ha provato a spiegare il segreto della guida dell’australiano. In tanti hanno provato ad imitarlo, ma come è stato dichiarato da tale rider, facendolo si è solamente peggiorata la situazione. Il nativo di Southport fece qualcosa di pazzesco.
La Ducati di oggi è un vero e proprio missile, un siluro imbattibile, che da anni è al top in MotoGP. Quella che guidava Casey Stoner era una moto che aveva tanto motore, ma che in curva era quasi ingovernabile, e che solo lui riusciva a gestire. In un’intervista riportata dal sito web “InSella.it“, sono state rese note le parole di Hector Barberà, che con la casa di Borgo Panigale, nel team Pramac, ha corso dal 2010 al 2017, e che non è mai riuscito a copiare l’australiano.
Ecco le sue parole: “I piloti normali frenano, in seguito entrano nella curva, rilasciano la leva e percorrono la curva stessa. Casey no, lui frena ed a centro curva frena ancora di più, ma poi apre il gas con il freno ancora tirato, per poi rilasciare la leva solo alla fine. In questo modo, Stoner era in grado di trovare un grip eccezionale, quasi da non necessitare più neanche del controllo di trazione“.
Barberà ha poi aggiunto: “Tutti noi, da Rossi ad Espargarò, nel vedere le sue telemetrie capimmo che l’unico modo per imitarlo era quello di avvicinarci al suo modo di guidare, ma facendolo abbiamo soltanto peggiorato le cose. Lui era l’unico in grado di guidare in quella maniera, nessuno poteva pensare di copiare quello che faceva“.