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Colpo al cuore agli italiani degli anni ’80: che successo per la storica moto, è ancora bellissima

Come una stella cadente nel firmamento delle due ruote, c’è una moto ha lasciato una scia indelebile nella memoria dei motociclisti italiani.

Gli anni Ottanta stavano cambiando il volto della mobilità italiana. Le auto diventavano sempre più comode e accessoriate, veri e propri salotti su quattro ruote. Ma c’era chi sognava ancora la libertà delle due ruote, con un twist tutto nuovo.

Un sogno anni 80 nextmoto.it

Le vecchie moto da regolarità, che fino a quel momento avevano fatto battere il cuore ai teenager, stavano cedendo il passo a qualcosa di diverso. Il mercato chiedeva modelli più versatili, ispirati sì alle moto da pista ma pensati per l’uso quotidiano. Come un surfista che cavalca l’onda perfetta, la giovane Cagiva dei fratelli Castiglioni colse al volo questa nuova tendenza.

La rivoluzione su due ruote

Nel 1983, quasi come un fulmine a ciel sereno, arrivò lei: l’Aletta Rossa. Una moto che, come una calamita, attirò subito gli sguardi di tutti. Tutto nasceva intorno a un grande motore monocilindrico: un nuovo 2 tempi 125cc, raffreddato ad acqua. Una piccola meraviglia da cui l’ingegner Cataldi era riuscito a spremere 15 cavalli di potenza, che spingevano l’Aletta Rossa fino a 114 km/h.

Cagiva aletta rossa (wikipedia) -nextmoto.it

Ma non era solo questione di prestazioni. L’Aletta Rossa era bella da togliere il fiato. Il suo design moderno, con quel serbatoio inclinato e il faro rettangolare protetto da un cupolino in stile Dakar, la rendeva unica. La sella comoda e accogliente sembrava dire “sali, andiamo a fare un giro lungo”. E che dire della strumentazione? Un vero gioiello per l’epoca, con tanto di contagiri e una miriade di spie luminose che la facevano sembrare una moto di categoria superiore.

Il successo fu immediato, come una valanga che travolge tutto. Nell’autunno del 1983 arrivarono 12.000 ordini. La Cagiva aveva centrato il bersaglio: aveva creato la moto perfetta per quei giovani che volevano qualcosa di moderno e dinamico.

L’anno successivo arrivò un restyling con nuove grafiche, una sella personalizzata con la scritta “AR” e alcune migliorie tecniche. Ci furono anche tentativi di espandere la gamma con modelli più potenti come l’Ala Rossa 350, pensata per un pubblico più maturo, ma non ebbero lo stesso successo. L’Aletta Rossa era nata per i giovani e lì doveva restare.

Oggi, a distanza di quarant’anni, trovare un’Aletta Rossa è come cercare un tesoro. Chi ha la fortuna di possederne una in buone condizioni sa di avere tra le mani un pezzo di storia del motociclismo italiano. I prezzi variano molto: si parte da meno di mille euro per gli esemplari da restaurare, fino a superare i 3.000 per quelli già rimessi a nuovo.