Le nuove normative del Codice della Strada cominciano ad essere in discussione: per Matteo Salvini si tratterebbe di un duro colpo da digerire.
Nel mese di dicembre scorso è entrato in vigore il tanto chiacchierato e temuto nuovo Codice della Strada. Una normativa aggiornata e modificata solo parzialmente rispetto alle versioni precedenti, il tutto voluto fortemente da Matteo Salvini. Il ministro di Infrastrutture e Trasporti dell’attuale Governo Meloni ha spinto personalmente per cambiare alcuni dettagli del codice.
L’obiettivo di Salvini è stato principalmente uno: punire severamente i trasgressori del codice, inasprendo le sanzioni e ponendo limiti sempre più ristretti. La volontà dietro a questa severità è quella di abbassare la media letale di incidenti stradali ed infrazioni mortali che si verificano troppo spesso nel nostro paese.
In particolare si andrà a punire maggiormente i guidatori che vengono pescati dai controlli delle forze dell’ordine con una chiara alterazione psico-fisica, dovuta all’assunzione di alcolici e droghe. Sulla carta tutto giusto, così da rendere più complicata la vita a chi infrange queste regole e se ne infischia della sicurezza stradale. Ma tutto il castello di carte di Salvini potrebbe crollare dopo l’ultima sentenza della Cassazione.
Un caso in particolare sta facendo traballare il codice promulgato da Salvini e compagnia negli ultimi mesi. Ovvero il ricorso di un guidatore a cui era stata comminata una sanzione esemplare e ritirata la patente in seguito ad un controllo della Polizia Stradale, che lo aveva considerato in stato di alterazione.
La sentenza 2020/2025 della Corte di Cassazione ha però dato ragione all’automobilista, contestando la fondatezza delle prove a suo carico. Infatti gli agenti di Polizia hanno trovato tracce residue di sostanze stupefacenti nel test tossicologico eseguito, ma si tratta di una prova pregressa, che non sembrava alterare le condizioni del guidatore al momento del controllo.
Non vi erano invece prove di una reale alterazione psico-fisica contemporanea allo stop del posto di blocco. Per questo la Corte di Cassazione, esaminando il caso, ha chiarito come non basti dimostrare l’assunzione di sostanze stupefacenti, ma è necessaria la prova che le droghe stiano alterando le capacità di chi guida. La responsabilità penale scatta solo una volta che la compromissione dei riflessi e dell’attenzione dell’automobilista è evidente e concreta.
La sentenza dunque mette in difficoltà ed in imbarazzo la severità del nuovo Codice della Strada, facendo intendere come vi siano molti angoli ciechi in questo senso. Salvini rischia di fare una figura non proprio esemplare, con il rischio che questa contestazione accolta dalla Cassazione sia solo il primo ostacolo di una lunga serie.