Pilota finisce in coma dopo un rocambolesco incidente all’ultima chicane di Suzuka: la decisione presa successivamente lascia tutti stupefatti.
Nell’ultimo periodo si è parlato spesso della pericolosità delle gare di motociclismo in merito all’introduzione della Sprint Race in MotoGp. Più gare e più possibilità di fare punti possono portare i piloti a commettere più errori o a fare manovre al limite della follia per recuperare terreno perduto e qualche esempio di questo lo abbiamo visto già nella prima gara a Portimao. Nell’appuntamento della settimana successiva, in realtà, è sembrato che tutti avessero preso maggiormente le misure al format e capito quali erano i rischi di comportamenti fuori norma.
Sprint Race, Gara 1 e Gara 2 o semplice gara alla domenica, il motociclismo rimane uno degli sport più pericolosi al mondo. In passato le tragedie sono state tante, da Kato a Simoncelli. Dopo quelle due morti sono state prese maggiori precauzioni, sono stati cambiati i tracciati più pericolosi, ma questo non ha evitato la morte di Luis Salom nel 2016 e quella più recente di Jason Dupasquier.
Paradossalmente è proprio questa pericolosità che rende più affascinanti le corse e tiene incollati gli spettatori allo schermo. Impossibile negare di aver provato ammirazione per il modo in cui questi atleti riescono a salvare una caduta con una manovra impossibile e di essere rimasti impressionati quando, dopo una caduta, hanno lottato per essere in pista superando il dolore e la paura pur di disputare il gran premio e giocarsi la vittoria.
La storia incredibile di Gino Rea:
Chiamateli eroi o folli, d’altronde sono un po’ tutte e due le cose perché ci vuole coraggio e incoscienza per scegliere una carriera di questo tipo e riuscire a dimenticare la paura e il dolore che si prova dopo una caduta. Senza quel pizzico di follia uno sport come questo probabilmente non esisterebbe, così come tutti quelli che prevedono il superare i limiti di velocità in condizioni estreme.
Emblematica è la storia di Gino Rea, pilota motociclistico britannico che ha corso sia nel motomondiale che nella Super Sport, categoria quest’ultima in cui ha ottenuto diversi podi e anche una vittoria. Il forte centauro inglese lo scorso anno ha partecipato alla 8 Ore di Suzuka in sella ad una Honda ed ha fatto una gran gara, ma all’ultima chicane ha perso il controllo della moto ad una velocità folle e si è andato a schiantare contro un muretto.
Nell’incidente il pilota ha riportato diverse fratture, ma anche e soprattutto una commozione cerebrale che lo ha fatto finire in coma. Quando si è ripreso si è dovuto sottoporre ad una lunga e faticosa riabilitazione che lo ha visto costretto ad imparare nuovamente a camminare. Ad aiutarlo in quei giorni difficili sono stati i colleghi e gli amici, tra i quali nomi noti del motorsport come Chaz Davies, Alex Lowes, Jack Miller, Brad Binder, Miguel Oliveira.
La solidarietà degli amici e dei colleghi ha permesso a Rea di sostenere le spese ingenti per la riabilitazione, il resto lo ha fatto la sua enorme forza di volontà. Oggi il pilota britannico è tornato ad avere le piene funzionalità ed è anche tornato in sella ad una moto, riuscendo a realizzare un desiderio che esprimeva da tempo.
Lo ha fatto a Cartagena in Spagna, in sella ad una Honda CBR1000 RR-R completamente di serie. Si tratta di un primo passo verso un possibile ritorno all’agonismo, ma soprattutto di un’emozione impagabile, la realizzazione di un sogno che solo qualche mese fa sembrava impossibile. Per il momento infatti Gino è felice così e lo si capisce dalle parole rilasciate ai fan su Instagram dopo il ritorno in pista: “WOW! Giù il ginocchio, giù il gomito. Che giornata incredibile e che sensazione sorprendente ritornare su una vera motocicletta! Fatico a credere che sia già successo”.
Il mondo intero è felice per lui e per questa incredibile storia a lieto fine. Difficile al momento dire se riuscirà davvero o avrà le forze per tornare a correre in delle gare ufficiali, ma il fatto che sia riuscito a salire nuovamente in moto e a riprendere in mano la sua passione è già un miracolo, realizzato grazie alla sua caparbietà e al suo coraggio, oltre a quel pizzico di follia necessario a superare l’odissea che ha attraversato.